«L’amministrazione Trump ha superato ogni limite con le sue politiche repressive sull’immigrazione, e sembra pronta a superarne un altro con il suo impiego della Guardia nazionale e dell’esercito per far fronte ai manifestanti» a Los Angeles. È la valutazione del documento pubblicato da Human Rights Watch sui raid degli agenti federali dell’immigrazione statunitensi, la repressione delle proteste popolari che a essi si sono opposte, e l’impiego ormai conclamato dell’esercito da parte dell’amministrazione Trump per agevolare gli arresti dell’Ice e le operazioni della polizia locale a suo sostegno.
«LA RISPOSTA delle persone comuni – scrive in un comunicato la direttrice del dipartimento statunitense dell’organizzazione per i diritti umani, Tanya Greene – ai violenti raid e arresti governativi di persone sospettate di essere immigrati senza documenti, manifestanti pacifici, e anche osservatori legittimi (un riferimento anche ai giornalisti che documentavano le proteste che sono stati feriti, anche gravemente, dalle forze dell’ordine, ndr) negli ultimi giorni stanno venendo strumentalizzate dall’amministrazione Trump per dispiegare l’esercito in California. Le pericolose azioni di Trump dovrebbero essere condannate dai leader politici statunitensi e internazionali».
Human Rights Watch dipinge un quadro di repressione ormai noto (e messo in evidenza anche dal dettagliato report dell’organizzazione sui primi cento giorni dell’attuale governo americano, al quale ha fatto seguito quello altrettanto cupo di Amnesty International) nei confronti della popolazione migrante negli Stati uniti. L’Ice, scrive Hrw, «sta perseguitando famiglie e lavoratori».
GIÀ DA SETTIMANE gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement «stanno attaccando le persone che si recano ai tribunali dell’immigrazione, dove vengono valutate le richieste di asilo e altri casi legati all’immigrazione». Uno spettacolo diventato comune anche nelle città cosiddette «santuario» – solo ieri il consiglio comunale di New York ha chiesto che venisse aperta un’indagine su come il dipartimento di polizia sotto il sindaco Eric Adams sta collaborando con i raid dell’Ice – è quello di «persone che escono dal tribunale e vengono ammanettate dagli agenti federali dell’immigrazione, spesso davanti alle loro famiglie e ai loro cari».
Nei casi più drammatici – e più problematici da un punto di vista legale – delle persone sono state arrestate nonostante i giudici avessero respinto le richieste di deportazione pendenti su di loro, o ammanettate e portate via mentre nelle corti era in corso il dibattimento sui loro casi. «Gli immigrati hanno diritto di fare richiesta d’asilo per impedire di essere sottoposti a ordini di ’espulsione immediata (expedited removal)», continua il documento. «Tuttavia, la ricerca di Human Rights Watch sui cittadini di paesi terzi deportati a Panama o in Costa Rica mette in questione la disponibilità dell’amministrazione a ubbidire alla legge e a valutare le richieste di asilo».
A questo proposito, dei documenti ufficiali ottenuti da Politico dimostrerebbero che l’amministrazione Trump sta considerando di mandare – forse già a partire da oggi – 9.000 persone «senza documenti validi» nel centro di detenzione cubano di Guantanamo Bay. Lo scorso gennaio, Donald Trump aveva detto di volersi servire della base statunitense per imprigionare fino a 30.000 migranti, ma sino ad ora solo 500 persone sono transitate dai centri di detenzione della base cubana tristemente famosa per la “lotta al terrorismo”. Fra coloro che rischiano la deportazione ci sono, secondo i documenti visti da Politico, «circa 800 europei», fra cui un austriaco e 100 romeni. Oltre a 170 russi. Un dato che, come nota la testata, «ha allarmato alcuni diplomatici statunitensi», dal momento in cui si tratta di paesi che offrono agli Stati uniti la propria piena cooperazione nel «riprendersi» i deportati.