Attacco su larga scala contro la capitale ucraina: decine di feriti, infrastrutture civili in fiamme
KYIV – Il 4 luglio 2025, la Russia ha lanciato uno degli attacchi aerei più massicci dall’inizio della guerra, colpendo Kyiv con 539 droni kamikaze e 16 missili, tra cui 11 balistici, 4 da crociera e uno ipersonico, secondo quanto riportato dal Ministero della Difesa ucraino. L’attacco ha provocato decine di feriti, incendi in abitazioni civili, danni a strutture educative e alla rete di soccorso medico: cinque ambulanze sono state colpite mentre raggiungevano i feriti.
Escalation sincronizzata dopo il dialogo Trump-Putin
L’attacco arriva a pochi giorni di distanza da un nuovo colloquio tra Donald Trump e Vladimir Putin, alimentando i sospetti di una sincronizzazione politica e militare da parte del Cremlino. L’intensità e la natura dimostrativa dell’operazione, in particolare l’uso simultaneo di droni e missili di diverse tipologie, suggeriscono un tentativo deliberato di testare la resilienza dell’Ucraina e la tenuta del fronte occidentale, nel momento in cui Trump ribadisce di poter “risolvere il conflitto in 24 ore”.
Tali dichiarazioni, non supportate da meccanismi credibili di sicurezza per Kyiv, sono percepite dal Cremlino come un segnale di debolezza strategica da parte dell’Occidente, innescando nuove offensive contro le città ucraine e contro le infrastrutture civili.
Armi in ritardo, difese sotto pressione
L’attacco evidenzia anche le conseguenze dirette dei ritardi nelle forniture di munizioni occidentali. Mentre la Russia intensifica le sue operazioni offensive, la mancanza di sistemi di difesa attiva espone Kyiv e altre città a un rischio crescente di catastrofe umanitaria. L’assenza di armi non è più un concetto astratto: è fumo nero sulle case, ospedali evacuati e vite spezzate.
Come sottolineato da diversi analisti europei, l’attuale stallo nelle decisioni politiche occidentali sta lasciando all’Ucraina un margine di manovra sempre più ristretto, proprio mentre Mosca cerca di sfondare il fronte o aumentare la pressione psicologica sui civili attraverso il terrore aereo.
Rischi strategici e illusioni di compromesso
Il crescente dibattito internazionale su una presunta “soluzione negoziale rapida” rischia di legittimare le tattiche del Cremlino. In particolare, l’idea che la guerra possa essere risolta con concessioni o accordi informali è un terreno favorevole a Mosca. Il Cremlino ha dimostrato di saper manipolare le dinamiche politiche statunitensi, facendo leva su debolezze istituzionali, divisioni interne e retoriche populiste.
Dalle dichiarazioni di Trump alla sua propensione per i leader autocratici, emerge una linea politica che potrebbe alterare l’intero equilibrio di sicurezza europeo, riducendo il sostegno agli alleati a favore di una “grande intesa” che lascia Kyiv scoperta.
L’inerzia come minaccia globale
Senza un impegno stabile, coerente e a lungo termine, l’Ucraina rischia di cadere, creando un pericoloso precedente: attaccare un Paese sovrano, attendere un cambio politico negli Stati Uniti, e ottenere vantaggi geopolitici attraverso la coercizione militare.
Il messaggio, per Mosca e per altri regimi autoritari, è chiaro: la democrazia può essere forzata al tavolo dei negoziati con il linguaggio delle bombe. L’Occidente è chiamato a rispondere non solo con parole, ma con decisioni strategiche all’altezza della minaccia.