La missione 2.0 è digitale: il Papa invita gli influencer cattolici a “riparare le reti”

29.07.2025 19:45
La missione 2.0 è digitale: il Papa invita gli influencer cattolici a "riparare le reti"

I missionari digitali nella Chiesa cattolica

I loro villaggi bramanti di significato e affamati di Spirito non sono un fenomeno relegato nell’Africa subsahariana, ma ogni giorno sono abitati da milioni di individui in tutte le latitudini. Hanno nomi ben noti, come Youtube, Facebook, Instagram e TikTok, piattaforme che per i missionari 2.0 della Chiesa cattolica costituiscono le nuove frontiere dell’evangelizzazione. Dal contesto pastorale reale a quello virtuale in un clic, sempre che la dicotomia continui a reggere, specialmente poiché gran parte della vita si svolge (se non principalmente) online, riporta Attuale.

Don Roberto Fiscer, sacerdote tiktoker, è un esempio di come la gioia dell’oratorio venga trasmessa attraverso balli e calci al pallone, mostrando una versione festosa e accattivante della fede. Allo stesso modo, don Alberto Ravagnani, popolare sui social con oltre mezzo milione di follower, attirando in particolare l’attenzione dei giovani.

Questi sono solo due dei nomi distintivi convocati in Vaticano dal papa Leone XIV per la celebrazione del primo Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici, conclusosi ieri come parte del programma dell’Anno Santo. Il Pontefice ha lanciato un appello ai partecipanti, esortandoli a “riparare le reti” e a vincere “la logica del mondo, delle fake news e della superficialità, attraverso la bellezza e la luce della verità”, avendo come obiettivo di far emergere “l’umanesimo cristiano” e riportare la pace anche online, senza preoccuparsi del numero di follower.

All’interno delle mura vaticane erano attesi circa 5mila missionari digitali per un evento di due giorni caratterizzato da tavole rotonde e scambi d’esperienze. Tuttavia, alla fine dell’evento, soltanto 1.400 partecipanti provenienti da 146 nazioni erano presenti alla basilica di San Pietro. Questi dati contrastano notevolmente con le visualizzazioni dei contenuti pubblicati da questi preti, religiosi e laici, i quali, in particolare in America Latina, possono arrivare a milioni di utenti. In cima alla lista degli influencer cattolici c’è don Heriberto García Arias, un attraente sacerdote messicano di 37 anni, con 1,8 milioni di follower su TikTok e 252mila su Instagram.

Ma quali contenuti producono questi missionari della rete? Si concentrano sulla pre-evangelizzazione. In sostanza, rielaborano i contenuti del Catechismo adattandoli al formato digitale, utilizzando un linguaggio accessibile per chi non ha mai ricevuto un’educazione alla fede cristiana o per coloro che desiderano viaggiare nuovamente sulla via della spiritualità. Un esempio è la Francia, dove si è registrato un aumento del 45% dei battesimi degli adulti quest’anno, grazie a personalità come Albertine Debacker, una giovane suora senza velo, che sta conquistando oltre 22mila follower e si diverte a rompere i pregiudizi sull’immagine delle religiose. Ama anche il surf e cavalcare le onde.

Pecunia non olet. Come tutti gli influencer, anche quelli cattolici, che operano per conto della diocesi o della propria congregazione, riescono a monetizzare il successo dei contenuti online. Su Youtube, i guadagni variabili vanno da 50 a 200 euro per un nano-influencer (5-10 mila follower); chi ha un traffico più consistente può guadagnare fino a 3mila euro, ma queste sono eccezioni. Tuttavia, si tratta di somme destinate principalmente a coprire le spese di produzione e promozione dei canali, piuttosto che a generare profitti reali. Ciò che i missionari digitali incassano in misura maggiore sono, invece, le critiche ricevute, tanto da destra quanto da sinistra. Alcuni tradizionalisti cattolici faticano ad accettare un’evangelizzazione esterna a chiese e sacrestie, mentre i progressisti temono una banalizzazione della fede stessa. “Gli influencer cattolici sono il nulla ben confezionato, un’illusione simile a una baci Perugina”, ribatte fra Alberto Maggi, uno dei biblisti più rispettati in Italia, menzionato anche da papa Francesco nel libro ’Lazzaro, vieni fuori!’ di padre James Martin. “Quelli che conosco sono falsi, narcisisti e vanesi. È tutto un grande vuoto”.

La Santa Sede, insieme a Prevost, mostra particolare attenzione verso il tema dell’Intelligenza artificiale, tanto da prendere in considerazione la redazione di un’enciclica al riguardo. Si muovono seguendo la linea di Bergoglio, che non solo ha istituito un Giubileo dedicato ai missionari digitali, ma ha anche nominato due influencer cattolici tra i membri dell’ultimo Sinodo. “La Chiesa si trova dove si trova l’uomo”, ripete spesso monsignor Lucio Ruiz, segretario del Dicastero vaticano per la comunicazione e organizzatore del Giubileo dei missionari 2.0. “Il digitale è uno degli spazi in cui si sviluppa la vita umana. Non è più un ambiente virtuale, è assolutamente reale”. Occorre ora scoprire come abitare questi spazi in modo efficace, ma il cammino da percorrere è ancora lungo e l’avventura è solo all’inizio.

Aggiungi un commento

Your email address will not be published.