Milano, strategie per il futuro del Centro Sociale Leoncavallo dopo lo sgombero
Milano, 22 agosto 2025 – Cosa accadrà ora? Dove si trasferiranno i leoncavallini? Interrogativi cruciali si pongono dopo il recente sgombero del centro sociale di via Watteau. Mentre si profila un possibile scenario per il futuro del Leonka, l’attesa continua per le decisioni dei proprietari dell’ex cartiera di via Watteau, la società Orologio della famiglia Cabassi, riporta Attuale.
Il Comune di Milano, in risposta all’operazione delle forze dell’ordine, è pronto a implementare una strategia per consentire all’associazione delle Mamme del Leonka, o a un altro ente rappresentante gli antagonisti, di presentare un progetto per gestire un immobile comunale attraverso il diritto di superficie e riqualificarlo come nuova sede del centro sociale.
Il Centro Sociale Leoncavallo ha già puntato su un ex capannone in via San Dionigi, situato a Porto di Mare, come possibile nuova location. Palazzo Marino ha manifestato la sua disponibilità a sostenere le iniziative dei leoncavallini. La vicesindaco Anna Scavuzzo, con le deleghe all’Urbanistica, ha dichiarato che “la prossima settimana porteremo in Giunta comunale una delibera con le linee di indirizzo per la raccolta di manifestazioni di interesse relative a diverse aree a Porto di Mare e in via San Dionigi.”
Scavuzzo ha aggiunto che si tratta di un bando pubblico, aperto a tutti, per valorizzare il patrimonio comunale attraverso il diritto di superficie, in conformità al Piano di governo del territorio per la riqualificazione urbana della zona.
Non si esclude che sull’area di via San Dionigi 117, già oggetto di manifestazione di interesse da parte di esponenti del Leoncavallo, possa sorgere l’interest dei leoncavallini. Nella prossima Giunta, probabilmente giovedì, verranno specificati anche gli importi che i partecipanti al bando dovranno versare per ottenere il diritto di superficie delle aree, con la possibilità di scomputare, almeno parzialmente, i costi di riqualificazione.
L’ex capannone individuato dai leoncavallini richiede la bonifica del tetto in amianto (stimata in almeno 300 mila euro) e altre opere di ristrutturazione, inizialmente valutate in circa tre milioni di euro.