Ceccanti: responsabilità del Pd nella disordinata coalizione del centrosinistra italiano

28.08.2025 07:05
Ceccanti: responsabilità del Pd nella disordinata coalizione del centrosinistra italiano

Prodi e il centrosinistra: una riflessione sulle sfide politiche in vista delle Regionali

In vista delle elezioni regionali, il professor Stefano Ceccanti, costituzionalista della Sapienza di Roma, sottolinea che Romano Prodi ha ragione nel sostenere che al centrosinistra basterebbe “essere”. La riflessione di Prodi si concentra sulle Politiche, dove la partecipazione elettorale è maggiore e dove sono in gioco questioni di omogeneità nella politica internazionale. La mancanza di una coalizione sufficientemente omogenea e ordinata è un dato rilevante, la cui responsabilità ricade principalmente sul Pd, il partito principale, riporta Attuale.

Ceccanti evidenzia che nonostante ci siano difficoltà, non è completamente vero che tutto il socialismo europeo stia arranchando. Esistono orientamenti chiari, come sulla questione Ucraina e il piano di riarmo, dove il Pse si esprime in modo netto, mentre all’interno del centrosinistra a volte si registrano posizioni di dissenso. Anche se il centrosinistra dovesse ottenere buoni risultati alle Regionali, non vi è alcun automatismo che garantisca lo stesso successo alle Politiche, principalmente a causa di un deficit di guida politica nel Pd. Ceccanti sottolinea che un orientamento chiaro conduce ad un effetto traino sugli altri; ad esempio, durante il Conte 2, nonostante il Pd avesse meno seggi in Parlamento, si è riusciti a nominare Gentiloni commissario europeo, potendo contare sul supporto anche dei 5 Stelle a Draghi.

Riguardo al braccio di ferro in Puglia tra Antonio Decaro e gli ex presidenti che desiderano candidarsi, Ceccanti afferma che Decaro ha ragione. La legge stabilisce che le liste indichino il candidato presidente, ma è quest’ultimo a dare il suo consenso e a poter avanzare esigenze di opportunità sulle candidature. Questa disposizione garantisce un equilibrio tra presidente e maggioranza, che tuttavia è compromesso dalla candidatura di ex presidenti.

Tuttavia, la presenza di ex presidenti come Zaia in Veneto e De Luca in Campania sembra dominare il panorama attuale delle elezioni. Ceccanti commenta che, grazie a una sentenza della Consulta, gli ex presidenti non possono ricandidarsi e questo apre a un nuovo scenario in cui la concentrazione di potere è limitata nel tempo. Le candidature di ex presidenti al Consiglio tendono ad eludere questo tetto. Sottolinea, purtroppo, che in Campania si è affermata una spartizione di tipo oligarchico che non è vantaggiosa.

Ceccanti si domanda se si stia assistendo a una forma neo-feudale della politica locale. “Un sistema di autonomie richiede che le cariche non siano spartite sulla base di intese centraliste, come avveniva nella prima Repubblica. I sindaci e i governatori ottengono il mandato dai cittadini, si insediano, sono frequentemente riconfermati e hanno un limite ai mandati. Questo modello di stabilità ed efficienza non deve essere alterato. Lo squilibrio politico è generato dalla mancata modifica delle regole nazionali sulla forma di governo, la stabilità dei quali dipende solo da fattori politici contingenti”, osserva.

Infine, commentando la difficoltà della classe politica rispetto ai potentati locali, Ceccanti conclude che per limitare la loro influenza è necessaria la capacità di creare in tempo utile una nuova classe politica alternativa. La recente decisione della Consulta ha rappresentato un’opportunità significativa. “Andrebbe eretto un monumento ai giudici. Non sono le regole locali e regionali che necessitano di cambiamenti, ma sono i partiti che devono recuperare autorevolezza”, afferma.

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