Ungheria e Slovacchia minacciano di bloccare il rinnovo delle sanzioni UE contro la Russia

10.09.2025 17:40
Ungheria e Slovacchia minacciano di bloccare il rinnovo delle sanzioni UE contro la Russia
Ungheria e Slovacchia minacciano di bloccare il rinnovo delle sanzioni UE contro la Russia

Il 15 settembre 2025 scade la proroga delle sanzioni individuali che l’Unione europea ha imposto a persone fisiche e giuridiche russe in risposta all’aggressione militare contro l’Ucraina. Queste misure vengono rinnovate ogni sei mesi con decisione unanime del Consiglio dell’UE. Ancora una volta, i governi di Ungheria e Slovacchia stanno esercitando pressione sugli altri Stati membri, legando il loro sostegno alla tutela dei propri interessi economici e dei rapporti con l’entourage del Cremlino, oligarchi e imprese russe secondo Eurointegration.

Richieste di esenzioni per uomini d’affari russi

Secondo indiscrezioni, Budapest e Bratislava chiedono di rimuovere dai registri sei imprenditori russi. In caso di rifiuto, i due Paesi minacciano di non votare a favore della proroga semestrale delle restrizioni. Le misure contestate non riguardano questioni economiche di scarsa importanza, ma azioni che minano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. In particolare, l’Ungheria spinge per l’esclusione di quattro nomi, mentre la Slovacchia ne difende due.

Precedenti concessioni a Budapest

Il 14 marzo 2025, su pressione ungherese, furono già tolti dalle liste l’ex direttore del colosso dei fertilizzanti “EuroChem” Vladimir Rashevsky, Gulbahor Ismailova, sorella dell’oligarca Alisher Usmanov, il magnate Viatcheslav Moshe Kantor e l’allora ministro russo dello Sport Mikhail Degtyaryov. Altri governi europei accettarono la condizione pur di mantenere in vigore le misure restrittive nei confronti di oltre 2.400 individui e organizzazioni. In passato, Budapest aveva inoltre bloccato diversi pacchetti di sanzioni, riuscendo a proteggere esponenti della Chiesa ortodossa russa come il patriarca Kirill, il metropolita Hilarion e il metropolita Tikhon.

Interessi energetici e strumentalizzazione del veto

Ungheria e Slovacchia hanno ripetutamente mostrato scetticismo verso le sanzioni, soprattutto in ambito energetico. Budapest intrattiene rapporti stretti con Mosca in materia di gas, petrolio e nucleare, mentre Bratislava, pur meno dipendente, non intende interrompere i propri legami economici. In questo contesto, il diritto di veto viene utilizzato come leva per ottenere concessioni interne o vantaggi da Bruxelles. Per molti partner europei, tali mosse equivalgono a un vero e proprio ricatto politico.

Verso un cambiamento delle regole decisionali

La crisi riaccende il dibattito sull’efficacia del meccanismo decisionale dell’UE. Molti osservatori sostengono che il principio dell’unanimità nei voti sulle sanzioni paralizza il processo decisionale. Passare a un sistema di voto a maggioranza qualificata permetterebbe di evitare stalli ricorrenti e garantirebbe maggiore coerenza nell’azione europea di fronte a sfide geopolitiche di lunga durata.

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