Hamas risponde parzialmente al piano di pace di Trump per Gaza
La risposta di Hamas al piano di pace per la Striscia di Gaza presentato dal presidente statunitense Donald Trump, accettato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è caratterizzata da una notevole vaghezza: il gruppo ha accettato l’accordo solo parzialmente, lasciando tuttavia molti punti fondamentali aperti a ulteriori negoziati. Poco dopo, Trump ha affermato di ritenere che Hamas sia pronto a una «PACE duratura» e ha chiesto a Israele di interrompere «immediatamente» i bombardamenti su Gaza, riporta Attuale.
Il piano proposto risulta molto favorevole a Israele, imponendo condizioni che Hamas ha finora considerato irricevibili. Questa attesa risposta da parte di Hamas è stata alimentata dal fatto che Trump ha presentato l’accordo come un ultimatum: in caso di rifiuto, gli Stati Uniti garantirebbero supporto a Israele per continuare le operazioni militari e i massacri nella Striscia. La vaghezza della dichiarazione di Hamas e la sua disponibilità a negoziare ulteriormente indicano chiaramente che nessun accordo definitivo è stato raggiunto.
Hamas ha dichiarato di essere disposto a liberare tutti gli ostaggi ancora presenti nella Striscia di Gaza, «secondo la formula di scambio inclusa nella proposta del presidente Trump, e con le appropriate condizioni sul campo». Tuttavia, la definizione di «appropriate condizioni» resta ambigua e il gruppo non ha fornito dettagli sui tempi per l’inizio della liberazione degli ostaggi.
Israele stima che a Gaza ci siano ancora circa 50 ostaggi, di cui 20 sarebbero vivi. Secondo il piano, Hamas dovrebbe rilasciare i vivi e riconsegnare i corpi entro 72 ore dall’approvazione dell’accordo. In cambio, Israele dovrebbe liberare 1.950 prigionieri palestinesi. La questione del rilascio degli ostaggi è cruciale per Netanyahu, che affronta crescenti pressioni interne: le famiglie degli ostaggi lo accusano di mettere a rischio le loro vite con i bombardamenti incessanti e di anteporre i suoi interessi personali all’obiettivo di liberarli.
Un ulteriore aspetto chiave dell’accordo riguarda la governance futura della Striscia post-conflitto. Hamas ha affermato di essere disponibile ad «affidare l’amministrazione a un ente palestinese di tecnocrati indipendenti, basato sul consenso dei palestinesi e con il sostegno di arabi e musulmani». Questa formulazione rimane vaga e non chiarisce se il gruppo accetti di non avere alcun ruolo nel governo futuro della Striscia, come previsto dal piano di Trump.
Secondo il piano, la Striscia dovrebbe essere governata da una «commissione palestinese tecnocratica e apolitica», supervisata da un «Consiglio della Pace» guidato dallo stesso Trump. Le dichiarazioni di Trump suggeriscono che tale Consiglio avrà il reale potere decisionale e sarà composto da leader palestinesi e internazionali, compreso l’ex primo ministro britannico Tony Blair. Il ruolo del Consiglio sarà quello di governare Gaza fino a quando l’Autorità palestinese non si sarà riformata e sarà pronta a prendere in carico anche la Striscia.
La risposta di Hamas non menziona altre questioni cruciali del piano, come la richiesta di disarmo del gruppo e la demilitarizzazione della Striscia. Trump ha riconosciuto che l’accordo non è ancora giunto a conclusione: in un videomessaggio ha descritto il giorno come «grande», ma ha affermato che «vedremo cosa succederà». Nel frattempo, un comunicato dall’ufficio di Netanyahu ha confermato che Israele si sta preparando per il rilascio degli ostaggi.
Il piano è stato presentato da Trump durante una conferenza stampa con Netanyahu lunedì, ricevendo il suo sostegno. Venerdì, Trump aveva dato tempo a Hamas fino a domenica per rispondere.
Nel frattempo, l’esercito israeliano sta intensificando i bombardamenti e le operazioni di terra per occupare la città di Gaza nel nord, che prima della guerra era la più grande e popolosa della Striscia. I bombardamenti hanno distrutto molti dei palazzi più alti, rendendo minime le possibilità di sopravvivenza all’interno della città.