La vicepresidente va all’attacco dell’ex presidente: immigrati che mangiano cani, inflazione e aborto “dopo la nascita”. Cosa si sono detti
Già dalla stretta di mano si era capito molto. Kamala Harris e Donald Trump non lo avevano mai fatto, ma il modo in cui la vicepresidente è “entrata in campo” è una buona sintesi di come è andato l’atteso dibattito presidenziale trasmesso in tv, su Abc. Di solito i confronti televisivi non sono stati in grado di cambiare la situazione in favore dell’uno o l’altro candidato, ma stavolta potrebbe essere diverso: per gli elettori è stata la prima occasione di vedere Harris sfidare apertamente il suo rivale. E almeno un voto è stato ufficialmente guadagnato: Taylor Swift ha dichiarato che appoggerà la vicepresidente.
Come è andato il dibattito: cosa si sono detti Trump e Harris
Sul palco del “National Constitution Center” di Philadelphia, Pennsylvania, Harris entra aggredendo l’avversario nel suo campo: Trump sembra disorientato, tentenna, lei va dritta verso la parte di palco occupata dall’ex presidente e gli stringe la mano. È l’anticipazione di come andranno i novanta minuti successivi.
Le regole erano chiare: un’ora e mezza di confronto, due pause pubblicitarie, con i candidati che non potevano farsi domande. Gli unici a farle sono i due giornalisti moderatori, David Muir e Linsey Davis. Hanno avuto parecchio lavoro da fare. I microfoni dovevano restare accesi solo uno per volta, ma qualcosa si è sentito ugualmente o è stato riportato.
Harris ha il calcio d’inizio e parte subito all’attacco. Si comincia con l’economia: la vicepresidente punta sulla continuità con l’amministrazione Biden e ne rivendica i risultati, mostrando poi le proposte per una “economia delle opportunità”, con case a prezzi accessibili e diminuzione delle tasse per chi ha dei figli.
Trump liquida tutto col marxismo: “Lei è una marxista e se viene eletta sarà la fine del nostro paese. Suo padre è un professore marxista di economia, le ha insegnato bene”, dice, per poi buttarsi sull’immigrazione: è lì che vuole portare Harris, dove si sente più forte. I tentativi saranno numerosi, ma non faranno tentennare la vicepresidente che, anzi, a sua volta lo incalzerà sempre più fino a condurre il gioco.
Trump deraglia: “Immigrati mangiano i cani” e no sense su aborto
Trump inizia a innervosirsi, gli atteggiamenti del corpo dicono molto: lui occhi sui moderatori, lei parla rivolgendogli direttamente lo sguardo o, spesso, puntandolo dritto verso la camera. Sull’aborto sale la tensione: Trump accusa i democratici di averlo reso legale dopo la nascita: “L’aborto nel nono mese va bene. Per me assolutamente no”, dice.
I moderatori sono costretti a intervenire, la frase è palesemente falsa: “Non c’è nessuno stato in questo paese in cui sia legale uccidere un bambino dopo la nascita”, puntualizza la giornalista Linsey Davis. Da qui in poi Trump perde la rotta ed esce fuori dai binari.
L’immigrazione poteva essere il “gol” già segnato da Trump ma Harris lo stimola introducendo il tema con i comizi: “La gente va via prima che finiscano”. Lui si sente toccato nell’orgoglio e si distrae rigettando l’accusa con poca efficacia. Poi l’uscita fuori dai binari.
“Hanno permesso a milioni di persone di entrare nel nostro paese. A Springfield la gente che è arrivata mangia i cani e gli animali domestici delle persone che vivono lì”, dice Trump, mentre Harris lo guarda sorridendo e scuotendo la testa, come farà molte altre volte.
Anche questa volta il moderatore David Muir interviene: “Le autorità di Springfield dicono che non ci sono notizie credibili sul fatto che membri della comunità degli immigrati avrebbe mangiato o usato violenza nei confronti degli animali domestici”.
Poi la politica estera senza grosse novità su Ucraina e Israele, per entrambi. Harris rinfaccia a Trump gli accordi coi Talebani, l’ex presidente ribadisce che con lui alla presidenza le guerre non ci sarebbero, anche perché “tutti lo temono”, menzionando poi un incontro – senza darne i riferimenti -, di Harris con Vladimir Putin qualche giorno prima dell’invasione.
I sondaggi: situazione ribaltata
Prima del dibattito, gli stessi elettori erano equamente divisi su chi avrebbe ottenuto il risultato migliore: il 50% sosteneva che Harris lo avrebbe ottenuto e il 50% che Trump lo avrebbe ottenuto. Dopo il dibattito, l’umore del pubblico è chiaro: secondo un sondaggio della Cnn condotto da SSRS tra gli osservatori del dibattito, gli elettori registrati che hanno seguito il dibattito di martedì tra Kamala Harris e Donald Trump affermano, con il 63% contro il 37%, che Harris ha avuto una performance migliore.
La situazione è ribaltata rispetto a giugno, quando il 67% degli spettatori per il dibattito tra Trump e Joe Biden affermava che il candidato repubblicano era stato superiore a quello repubblicano. L’atteggiamento dei due staff, poi, conferma i numeri: quello repubblicano si lamenta dei moderatori del confronto tv, i democratici ne vogliono già un altro.
Trump vs Harris chi vince: i voti
Kamala Harris ha portato Trump dove lui non voleva andare, stimolandolo e incalzandolo col ritmo giusto allo scopo di innervosirlo sempre più. E più saliva il disagio per la retorica puntuale della vicepresidente, più Trump andava fuori fase, ribattendo con frasi sconnesse, ridondanti e spesso false o fuorvianti.
La retorica usata da Harris è un diesel che quando entra a regime spinge vigorosamente la macchina e fa funzionare tutto: la narrazione della procuratrice che accusa un criminale, unita alla volontà di lasciarsi il passato alle spalle – incluso Biden -, proietta i temi elettorali verso il futuro, con vocaboli positivi, il contrario di Trump, sempre in difesa e costretto a rincorrerla, anche sui “suoi” temi forti.
Il risultato è una netta vittoria di Harris: a calcio sarebbe stato un 4-0. A scuola, nella pagella della vicepresidente ci sarebbe un 8, mentre Trump è insufficiente: voto 4. Bisognerà capire se sarà abbastanza affinché venga bocciato. Non è ancora detto.