Incontro a Sharm el Sheikh: firmato un documento sul futuro della Striscia di Gaza
Lunedì pomeriggio a Sharm el Sheikh, Egitto, i rappresentanti di circa trenta paesi si sono riuniti per la firma di un documento vago riguardante il futuro della Striscia di Gaza. L’incontro ha suscitato grande interesse, soprattutto in una giornata significativa per Israele e i palestinesi: al mattino Hamas ha liberato 20 ostaggi vivi, mentre Israele ha rilasciato quasi 2000 detenuti palestinesi, come previsto nella prima fase dell’accordo di pace mediato da Donald Trump, riporta Attuale.
Trump, che ha co-presieduto l’incontro con il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi, aveva sollevato aspettative elevate, descrivendo l’evento come l’inizio della “fase due” dei negoziati, quella più complessa e potenzialmente soggetta a fallimento. In questo frangente, dovrebbero essere definiti i dettagli delle questioni che hanno bloccato un accordo a lungo termine tra Hamas e Israele, come il disarmo di Hamas e il ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia. Tuttavia, l’incontro si è più concretamente trasformato in un’opportunità di visibilità per Trump e gli altri leader, senza produrre risultati tangibili.
Prima di arrivare a Sharm el Sheikh, Trump si trovava in Israele, dove ha pronunciato un discorso alla Knesset, il parlamento israeliano. La sua presenza ha causato un notevole ritardo, costringendo i leader internazionali ad attenderlo in una sala allestita per l’occasione, il cui arredamento è stato oggetto di commento sui social network.
All’incontro hanno partecipato capi di stato e di governo di 29 paesi e di tre organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione Europea. Accanto agli Stati Uniti e all’Egitto erano presenti anche rappresentanti di Qatar e Turchia, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, e il primo ministro britannico Keir Starmer, insieme al suo predecessore Tony Blair, l’unico membro noto del Consiglio di pace, istituito secondo il piano di Trump per governare la Striscia di Gaza fino a possibili riforme dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, ha partecipato all’incontro, una novità significativa considerando che solo poche settimane fa gli Stati Uniti gli avevano negato il visto, impedendogli di partecipare alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Trump ha dedicato a Abbas più tempo rispetto agli altri leader presenti.
Per l’Italia, era presente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che Trump ha presentato come una “bellissima giovane donna”, suscitando un momento di imbarazzo iniziale, che è poi sfociato in un sorriso quando Trump si è rivolto a lei chiedendo se fosse infastidita dalla descrizione.
L’incontro bilaterale tra Trump e al Sisi ha visto i leader elogiarsi a vicenda davanti alle telecamere, seguito da una cerimonia di foto di gruppo che ha avuto toni solennemente imbarazzanti, con le varie mani che si stringevano a ritmo di una musica trionfale. Le interazioni, comprese quelle tra Trump e Macron, hanno catturato l’attenzione per la loro intensità.
La cerimonia di firma del documento è avvenuta, sebbene il suo contenuto non fosse stato reso noto. Trump ha preso l’occasione per ribadire l’importanza dell’eventualità proposta: “Ci sono voluti 3000 anni per arrivare a questo momento, ci credete? E reggerà, reggerà”, ha asserito. Malgrado le formalità, la mancanza di chiarezza riguardante il contenuto del documento ha alimentato scetticismi. Secondo la stampa, il testo include affermazioni vaghe su tolleranza, dignità e opportunità, e sull’impegno dei leader per definire accordi di pace duraturi nella Striscia di Gaza.
Oltre a ciò, Trump ha accennato a un ampliamento del Consiglio di pace, senza fornire dettagli sui paesi interessati a farne parte. Alla fine della conferenza, Trump ha presentato i vari leader come se avesse una familiarità con loro, riflettendo la sua consueta modalità di interazione.
Dopo la conclusione dell’incontro, Trump si è rapidamente diretto verso l’aeroporto di Sharm el Sheikh per imbarcarsi sull’Air Force One e tornare a Washington, salutando brevemente i presenti senza soffermarsi a parlare con i giornalisti.