In Francia inizia l’era Barnier, ma incombe l’incubo di nuove tasse

23.09.2024
In Francia inizia l'era Barnier, ma incombe l'incubo di nuove tasse
In Francia inizia l'era Barnier, ma incombe l'incubo di nuove tasse

Il primo ministro intende aumentare il contributo di ricchi e grandi aziende, senza toccare lavoratori e redditi bassi. Rischia però una sfiducia immediata se non ottiene il sostegno dell’estrema destra

Tasse più alte per le persone più ricche e per alcune grandi aziende. Il primo ministro francese Michel Barnier intende colmare con queste misure un enorme buco nelle finanze pubbliche. Promette al contempo di proteggere le classi medie e basse. Il bilancio 2025 è il rompicapo principale per il nuovo governo transalpino, che vede la luce il 23 settembre a oltre due mesi di distanza dalla tornata elettorale di luglio.

Le dichiarazioni dell’inquilino di palazzo Matignon suscitano una certa inquietudine in un Assemblea nazionale mai così frammentata. Promettono di votare la sfiducia sia le opposizioni di sinistra, incarnate dal Nuovo fronte popolare, che quelle di estrema destra del Rassemblement National. Barnier, già negoziatore della Brexit in Europa, punta a convincere gli adepti di Marine Le Pen e Jordan Bardella a sostenerlo, promettendo misure più rigorose in tema di immigrazione. L’ipotesi di tasse più elevate per i ricchi potrebbe però dissuaderli. 

Deficit in aumento per la Francia

La Francia ha bisogno di contenere un deficit di bilancio in rapida crescita, ma la prospettiva di altre tasse spaventa il Paese. E Barnier lo sa. “Non aumenteranno ulteriormente le tasse per tutti i francesi, né per i più modesti, né per le persone che lavorano, né per le classi medie, ma non posso escludere i più ricchi dallo sforzo nazionale per rettificare la situazione”, ha rassicurato il primo ministro parlando alla televisione France 2 il 22 settembre. Il debito totale della Francia è pari al 110% del Pil, cioè circa 3,2 milioni di euro. 

Le entrate fiscali sono state più deboli del previsto, mentre gli enti locali hanno speso molto più. Il deficit di bilancio del settore pubblico è così precipitato, superando il 5% del Pil (Prodotto Interno Lordo), in violazione delle norme dell’Unione Europea che fissano la soglia al 3%. La situazione ha fatto drizzare le antenne anche alle agenzie di rating, che stanno esaminando attentamente le decisioni francesi. “Una gran parte del nostro debito è stata collocata sui mercati internazionali ed esteri. Dobbiamo mantenere la credibilità della Francia”, ha affermato Barnier nel corso dell’intervista trasmessa dalla tv francese. 

Più tasse per i ricchi in Francia

L’ex negoziatore capo della Brexit, deve recuperare tempo prezioso, visto che la  preparazione del bilancio ha subito un ritardo senza precedenti. Il capo del governo ha definito “molto grave” la situazione di bilancio del Paese. Pur sottolineando che “i più ricchi devono partecipare allo sforzo di solidarietà”, Barnier non ha parlato espressamente della reintroduzione di una tassa sul patrimonio, richiesta invece dalla sinistra.

Il nuovo primo ministro si è detto “aperto a modifiche” per migliorare la contestatissima riforma delle pensioni realizzata lo scorso anno dal presidente Emmanuel Macron. Eventuali cambiamenti, ha sottolineato Barnier, non dovrebbero però compromettere le precarie finanze del sistema pensionistico. Tra i soggetti da proteggere ci sarebbero ad esempio le madri lavoratrici, che affrontano molte difficoltà nel corso delle lunghe carriere ma con remunerazioni inferiori.  

La squadra di ‘perfetti sconosciuti’ di Barnier

La squadra di governo, composta da ben 39 membri, si riunisce per la prima volta il 23 settembre per una “colazione di governo”, finalizzata a saldare i rapporti tra i membri. Il Consiglio dei ministri è il frutto di una coalizione formata principalmente da esponenti della destra dei Les Républicains e dai centristi di Renaissance, il partito del presidente francese. Un team dove c’è scarsa conoscenza e confidenza. Per le 15 dello stesso giorno è previsto l’incontro con Macron, l’uomo che ha lavorato a lungo per creare un governo che escludesse a qualsiasi costo gli esponenti del Nuovo fronte popolare, la coalizione di sinistra che alle urne aveva ottenuto il maggior numero di voti, senza però conquistare la maggioranza dell’Assemblea nazionale.   

Il rischio di sfiducia immediata per Barnier

Il nuovo governo rischia di essere immediatamente sfiduciato, come minacciano sia le opposizioni di sinistra che quelle di estrema destra. Il primo ministro punta soprattutto a convincere il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella a sostenerlo pur non entrando ufficialmente nella squadra di governo. Tra le armi di seduzione: la promessa di Barnier di essere duro in tema di immigrazione. “Abbiamo bisogno di una risposta europea. Dobbiamo agire anche a casa”, ha detto il capo del governo.

“Dobbiamo affrontare la questione dell’immigrazione in modo molto più rigoroso”, ha aggiunto senza precisare le modalità. Nessuna possibilità di mediazione sembra invece possibile con la coalizione Nfp, che ha già programmato una mozione di censura per il primo ottobre, quando verrà presentato il discorso di politica generale di Barnier. Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise, ha chiesto che questo “governo di perdenti venga eliminato al più presto”, non avendo “né legittimità né futuro”. 

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