Il Senato approva la riforma della giustizia, inizia la corsa al referendum
Roma, 30 ottobre 2025 – Il sì definitivo del Senato alla riforma della giustizia non rappresenta un semplice traguardo, ma il segnale di avvio per una competizione intensa che si concluderà con il referendum. “Si celebrerà tra marzo o aprile”, ha anticipato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Ieri, il Senato ha votato per l’ultima volta favorevolmente alle norme che introducono in Costituzione la separazione delle carriere dei magistrati, la creazione di un doppio Csm con membri selezionati per sorteggio e l’Alta corte disciplinare per i magistrati. Senza sorprese, l’esito ha visto 112 voti favorevoli (centrodestra e Calenda), 59 contrari e 9 astensioni. Le reazioni non si sono fatte attendere, riporta Attuale.
Il centrodestra ha celebrato la vittoria, sebbene solo gli esponenti di Forza Italia siano scesi in piazza per festeggiare, rendendo omaggio al fondatore del partito. Marina Berlusconi ha dichiarato: “Quella di oggi è la vittoria di mio padre”. Il Guardasigilli ha dedicato la giornata “alla democrazia”, mentre la premier Giorgia Meloni ha esaltato “il traguardo storico” e, durante un’intervista al Tg1, ha sottolineato che si tratta di un’opportunità per garantire una giustizia più equa. Ha inoltre affermato: “Comunque vada il referendum, non ci saranno conseguenze per il governo”.
L’Associazione nazionale magistrati si è opposta fermamente, sostenuta da gran parte dell’opposizione. Tuttavia, Matteo Renzi di Italia Viva ha fatto notare: “Siamo favorevoli da sempre alla separazione delle carriere, ma questa è una riformicchia”. Carlo Calenda di Azione ha aggiunto: “Liberare il Csm dalle correnti e garantire la terzietà del giudice sono obiettivi condivisi da molti cittadini”.
Contrario alla riforma è anche il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, che in un’intervista a Porta a Porta ha affermato che la proposta “non migliora la giustizia e altera l’assetto dei poteri”. Parodi ha evidenziato che il vero problema risiede nella “sorteggio dei magistrati”. Riguardo alla possibile consultazione referendaria, ha dichiarato: “È apertissima”, ma ha anche ammesso che, in caso di insuccesso, prenderebbe in considerazione le dimissioni: “Inevitabile a quel punto valutarle”. La Meloni ha liquidato le critiche del sindacato dei magistrati, affermando: “Non ricordo una volta che l’Anm sia stata favorevole a una sola riforma della giustizia. Evidentemente gli va bene la giustizia com’è.”
Tra le polemiche, è avvenuto un acceso scambio di battute durante l’intervento in Aula dell’ex pm Roberto Scarpinato (M5s), che ha dichiarato: “Berlusconi, Previti, Dell’Utri non sono perseguitati dalla magistratura”. La vera competizione inizia ora e il governo sta preparando la strategia per la campagna referendaria, avviando la raccolta di firme tra i deputati e senatori del centrodestra. “La consultazione popolare garantisce solidità alla riforma – ha spiegato Enrico Costa (FI) – dimostra che non è un tema per addetti ma riguarda tutti”. Per mobilitare gli elettori, l’ordine è di attenuare l’immagine di uno scontro di potere con la magistratura. Nordio si è dichiarato “pronto a un confronto televisivo con l’Anm” e ha promesso di “recuperare il dialogo” sulle leggi attuative. Dovrà essere evitando l’accusa di mirare alla subordinazione dei pm all’esecutivo: “Semmai ci fosse il pericolo, mi troverebbe sdraiato a terra per impedire che avvenga”, ha avvertito il presidente del Senato, Ignazio La Russa. La premier ha insistito sulla necessità di evitare ogni politicizzazione, nonostante le critiche che inevitabilmente riemergeranno.
Il centrosinistra ha attaccato duramente, con Elly Schlein (Pd) che ha dichiarato: “Questa legge serve a Meloni per avere le mani libere”. Giuseppe Conte (M5s) ha rincarato la dose, affermando che il governo “vuole pieni poteri”. In sintesi, la campagna referendaria, avviata ieri, dominerà il dibattito politico nei prossimi mesi, dimostrando la divisione profonda tra le forze politiche.