Tra i 40 indagati non c’è nessun tesserato, ma le due società dovranno dimostrare di non avere legami di sudditanza nei confronti delle curve. Per il procuratore Viola i due club sono “soggetti danneggiati” ma emergono anche “profili di criticità”
Eora tutti si chiedono: cosa rischiano Milan e Inter? Contestualmente alla maxi operazione della polizia che ha smantellato i vertici delle curve Nord e Sud, la Procura di Milano ha avviato anche un “procedimento di prevenzione” nei confronti delle due società, non indagate, che dovranno dimostrare di non avere legami di sudditanza con il mondo ultrà.
“Milan e Inter sono soggetti danneggiati”
Al centro dell’inchiesta ci sono diversi esponenti dei direttivi delle due tifoserie per “reati connessi al giro d’affari legato al contesto calcistico”. Un business – fatto di biglietti rivenduti a prezzi maggiorati, parcheggi, merchandising e vendita di bibite all’interno dello stadio – che avrebbe visto le due “fazioni” agire in autonomia o spartirsi la torta. Milan e Inter sono estranee ai fatti. Il procuratore capo di Milano, Marcello Viola, lo ha detto a chiare lettere. “Le società sono da considerarsi soggetti danneggiati dalle condotte criminali degli indagati. Si erano dotate di organi di controllo, su cui innegabilmente ci sono criticità”.
La “sudditanza” verso gli ultras e la telefonata a Inzaghi
In tutto gli indagati sono una quarantina e “tra loro non c’è nessun dirigente delle società sportive” ha sottolineato il pm Paolo Storari che insieme all’aggiunta Alessandra Dolci e alla pm Sara Ombra ha coordinato l’indagine. Il pm Storari e il gip Domenico Santoro hanno però parlato di “sudditanza” da parte dei due club di Serie A. Che con i reati contestati non c’entrano nulla, ma avrebbero sottovalutato ciò che accadeva in certi settori del tifo.
Dall’inchiesta è ad esempio emerso che uno dei capi ultrà interista finito in carcere, aveva “esplicitamente chiesto” all’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi “di intervenire con la Società” per fare ottenere alla curva “ulteriori 200 biglietti” per la finale di Champions di Istanbul dello scorso anno. “Parlo con Zanetti, con Marotta… Parlo con quelli” era stata la promessa del mister. Di fronte a questo scenario, il “procedimento di prevenzione” dovrebbe servire proprio a spezzare il legale di sudditanza che lega i club al tifo organizzato più tossico. In caso contrario si potrebbe arrivare, davanti alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale, a un provvedimento di amministrazione giudiziaria. Tradotto: per le due società è arrivato il cartellino giallo, se vogliono evitare il rosso dovranno collaborare con i magistrati e non prestare il fianco alle curve.
La Procura Figc chiede gli atti al pm
Intanto le agenzie di stampa riferiscono che il Procuratore Federale della Federcalcio, Giuseppe Chinè sta chiedendo ai pm della Procura della Repubblica di Milano l’ordinanza di custodia cautelare e gli atti di indagine non coperti da segreto per valutare se vi sono condotte di tesserati e delle due società astrattamente rilevanti per l’ordinamento sportivo. In merito alle indagini il Milan fa sapere in una nota di essersi “immediatamente reso disponibile a collaborare con gli inquirenti, per fornire qualsiasi documentazione e informazione richiesta”.