Immaginate di essere in una foresta isolata, incapaci di muovervi o di parlare. Siete stati rapiti e avete nelle vene una sostanza paralizzante che vi impedisce di scappare o cercare la minima via di salvezza. È la situazione estrema in cui vi trascinerà Don’t Move, il nuovo thriller di sopravvivenza di Netflix prodotto da Sam Raimi, regista noto per la trilogia horror de La casa e quella di Spiderman e diretto da Adam Schindler e Brian Netto.
Con protagonista una bravissima Kelsey Asbille (Yellowstone) che interpreta la vittima e un talentuosissimo Finn Wittrock (American Horror Story) nei panni del cattivo, Don’t Move è un film ad altissima tensione che arriva su Netflix il 25 ottobre ed è pronto a tenervi in pugno dall’inizio alla fine.
La storia gira attorno a due soli personaggi, accomunati da un unico elemento che li sta lacerando nel profondo: il dolore per la morte di un figlio. Questo dolore, però, trova uno sfogo opposto nei due e se da un lato porta al totale isolamento e al pensiero suicida, dall’altro spinge alla violenza più efferata e all’istinto omicida. Due facce opposte della stessa medaglia in un film che supera le aspettative e regala al pubblico uno spettacolo terrificante e allo stesso tempo molto bello.
Un film che elimina il superfluo e riduce tutto all’essenziale
Don’t Move è un film che non ha bisogno di dialoghi, di chissà quanti personaggi o di location sempre diverse. A differenza dei prodotti cinematografici a cui siamo abituati al giorno d’oggi questo è un film che elimina il superfluo e riduce tutto all’essenziale, arriva fino all’osso con un risultato finale che fa la differenza e risulta una piacevolissima ventata d’aria fresca. Non ci sono continui cambi di scena nel film, non ci sono battute ad effetto, non c’è musica e non c’è neanche un’evoluzione dei personaggi. C’è un uomo e una donna, c’è il loro dolore e una storia di sopravvivenza secca, semplice, diretta e raccontata come non si fa più al cinema: senza orpelli.
Con i suoi silenzi, la sua regia claustrofobica e una cura estetica maniacale, questo film vi terrà incollati allo schermo e vi regalerà un’esperienza visiva diversa dal solito, che potremmo definire quasi anacronistica ma proprio per questo sorprendente.
Finalmente troviamo su Netflix un prodotto che si differenzia da quelli che siamo abituati a vedere sul piccolo e grande schermo. Finalmente vediamo un film dove la bellezza non sta in trame intricate, in complicate scenografie, nelle furbe tecniche narrative studiate a tavolino per conquistare il pubblico ma in una storia semplicissima, non nuova, ma talmente ben raccontata da risultare originalissima.
Lasciatevi catturare dal senso di impotenza che trasmette questo film, godete di ogni suo silenzio, di ogni scorcio paesaggistico che regala. Emozionatevi davanti allo sguardo intensissimo di una donna che lotta per la sopravvivenza e perdetevi in questa dolorosa ma bellissima metafora del dolore.