Italia in bilico sull’accordo Mercosur: la posizione è incerta
Dalla nostra corrispondente
BRUXELLES. Il dibattito riguardante l’accordo di libero scambio con il Mercosur, che include Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, si intensifica in vista della firma prevista sabato in Brasile. L’Italia si trova al centro di questa questione cruciale: se Roma decidesse di allinearsi con Parigi, che ha richiesto ufficialmente di rinviare il voto tra gli Stati membri per le insufficienze relative alle clausole di salvaguardia per gli agricoltori europei, l’accordo rischierebbe di slittare. Tuttavia, al momento non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte del governo italiano, riporta Attuale.
La notizia di un possibile allineamento dell’Italia con la Francia ha suscitato preoccupazioni lunedì. Fonti diplomatiche europee hanno confermato che a Bruxelles non sono ancora giunti segnali da Roma. Intanto, il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, intervistato da Sky Tg24 Economia, ha dichiarato che «un breve rinvio non sarebbe un dramma se servisse a migliorare le condizioni per i nostri agricoltori». La risposta del governo rimane ambigua. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva affermato la settimana scorsa che l’Italia non è «pienamente soddisfatta» dei risultati ottenuti e che occorre ancora lavorare sul «principio di reciprocità».
Ma è il tema del «breve rinvio» a preoccupare Bruxelles. Copenaghen, attuale presidenza di turno dell’UE, non può avviare la votazione senza certezze sul risultato, poiché sarebbe controproducente. La cerimonia per la firma in Brasile con il presidente Luiz Inácio Lula da Silva e la presidente Ursula von der Leyen, già fissata per sabato 20 dicembre, rischia di saltare. Secondo il commissario europeo al commercio Maroš Šefcovic, un ritardo potrebbe compromettere l’intero accordo. «Penso che sia una questione di credibilità e prevedibilità dell’UE», ha dichiarato al Financial Times: «In Europa si parla spesso della necessità di essere strategici. C’è una decisione strategica da prendere».
La Germania, la Spagna e i Paesi nordici stanno spingendo per l’intesa, che faciliterebbe l’accesso delle imprese europee ai mercati dell’America Latina, abbattendo i dazi per settori chiave come auto, macchinari, tessile, alcolici e vino. Tuttavia, l’accordo prevede anche l’apertura del mercato europeo a prodotti agricoli provenienti da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, tra cui carne di pollo e bovino, condizioni che gli agricoltori europei giudicano inaccettabili. Per questo motivo, giovedì si preannunciano proteste a Bruxelles in coincidenza con il summit dei leader dell’UE.
Berlino sta contando sull’Italia per concludere la trattativa, specialmente considerando l’opposizione di Polonia e Ungheria, mentre il governo austriaco è obbligato per legge a opporsi e l’Irlanda si avvicina alla posizione francese. In assenza del sostegno italiano, potrebbero formarsi una minoranza di blocco (consistente di almeno quattro Paesi che rappresentano oltre il 35% della popolazione dell’UE). Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, nel suo intervento a Roma, ha ribadito che «l’UE deve prendere una decisione positiva questa settimana» e «stiamo contando sul sostegno dell’Italia per questo accordo strategico».
Lunedì sera a Berlino, si sono incontrati Merz, Meloni e Macron per discutere della situazione in Ucraina, sollevando interrogativi su quale possa essere la contropartita, oltre alle rassicurazioni per l’agricoltura, richieste dall’Italia per accelerare il processo di approvazione. Intanto, martedì l’assemblea plenaria del Parlamento europeo voterà sulla sua posizione riguardo alle clausole di salvaguardia per le importazioni agricole dal Mercosur proposte dalla Commissione, ma con rafforzamenti rispetto al testo iniziale.
Ma dai, che situazione! Non si può giocare con la nostra agricoltura così, sapete quanti sforzi hanno fatto gli agricoltori italiani? Un rinvio non sarebbe la fine del mondo, ma bisogna agire con intelligenza, altrimenti finiremo per rimanere indietro rispetto agli altri Paesi.