Secondo l’Economist l’amministrazione statunitense starebbe insistendo su nuove elezioni perché convinta di poter far perdere il presidente a favore di un candidato più disposto ad accettare le condizioni di Washington
La frattura tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky sembra ormai insanabile, e l’amministrazione statunitense starebbe lavorando per liberarsi di lui e cercare di mettere al suo posto qualcuno più disposto ad accettare le condizioni che gli Usa vorrebbero imporre all’Ucraina per porre fine alla guerra con la Russia. E uno dei nomi dei possibili sostituti sarebbe Valery Zaluzhny, ex popolare comandante delle forze ucraine sostituito a suo tempo da Zelensky e mandato a Londra come ambasciatore. Lo sostiene la rivista britannica The Economist, in un retroscena sullo scontro in atto.
Lo scontro
I toni tra Washington e Kiev sono ormai incandescenti. Prima Trump ha accusato il presidente ucraino di aver iniziato la guerra con la Russia, poi quando questi ha sostenuto che il repubblicano vive in una “bolla di disinformazione”, ha alzato ancora il tiro definendolo un “dittatore mai eletto”, “un comico mediocre” che “rifiuta di indire elezioni, è molto giù nei sondaggi ucraini”, e sostenendo che “l’unica cosa in cui è stato bravo è l’aver suonato Biden come un violino”.
La decisione di Trump di parlare con Vladimir Putin e il suo apparente desiderio di riabilitare il Cremlino hanno scioccato la classe politica di Kiev, che però se lo aspettava. “Il nostro stato mentale non era buono il giorno in cui abbiamo sentito la notizia, ma ce lo aspettavamo”, ha detto un alto deputato del partito di Zelensky al giornale britannico. Che le cose sarebbero cambiate con l’elezione di Trump era facile da immaginare, ma le cose sono andate oltre quanto si attendeva.
“Ora abbiamo capito fino a che punto la narrativa russa ha preso piede in America”, ha aggiunto il deputato. Un rappresentante dell’opposizione ha parlato di un senso di “presagio” in parlamento, mentre i deputati si preparano alla prospettiva di dover votare un umiliante accordo per il cessate il fuoco.
La strategia
Molti esponenti dell’élite ucraina temono che il linguaggio del team di Trump segua una strategia precisa che punta a chiedere un cessate il fuoco senza garanzie di sicurezza per Kiev, seguito da elezioni immediate che manderebbero in frantumi l’unità ucraina. “Trump sembra volersi liberare di Zelensky, che non gli è mai piaciuto e che ritiene difficile”, ha detto al giornale un ex diplomatico secondo cui “non si tratta di elezioni, ma di sbarazzarsi di Zelensky”.
Sondaggi interni rivelati all’Economist mostrerebbero che, pur rimanendo l’attuale politico più popolare dell’Ucraina, il presidente perderebbe in caso di future elezioni tra il 30 e il 65 per cento contro Valery Zaluzhny, il suo ex capo di Stato maggiore, che però al momento non è ancora entrato in politica. A gennaio, un sondaggio pubblico ha mostrato che la fiducia in Zelensky era scesa al 52 per cento, il valore più basso della guerra, ben al di sotto del 90 per cento che si fidava di lui all’inizio dell’invasione, anche se ben al di sopra del misero 4 per cento suggerito da Trump questa settimana.
La rimozione di Zaluzhny
Zaluzhny, che ha 49 anni, è stato in passato accreditato da media e commentatori ucraini e internazionali come un “eroe” e come “il salvatore dell’Ucraina”, in quanto artefice della strategia che si ritiene abbia contribuito a far fallire l’iniziale avanzata verso Kiev dei reparti di Mosca subito dopo l’avvio dell’invasione russa nel febbraio 2022.

Nominato capo di stato maggiore della Difesa dallo stesso Zelensky nel luglio del 2021, ad appena 45 anni, è stato tuttavia rimosso – a dispetto del presunto parere contrario dei comandi Usa e di altri alleati – circa un anno fa, per essere sostituito dal generale Oleksandr Syrskyi, russo di nascita e già capo dell’esercito.
Un ricambio giustificato con la volontà di dar vita a una “riforma” strutturale delle forze armate di Kiev a fronte di sfide ulteriori, e sfociato poi nella marginalizzazione dell’ex comandante nella posizione di ambasciatore nel Regno Unito. Ma che diversi analisti avevano legato invece a timori legati alla popolarità personale di Zalunzhny e anche a uno suo atteggiamento più prudente di quello dell’entourage presidenziale sui piani di guerra con la Russia dopo lo scacco della controffensiva ucraina del 2023. Un atteggiamento verosimilmente incompatibile con l’idea dell’incursione in una parte della regione russa di confine di Kursk, tentata in seguito senza risultati apprezzabili rispetto agli auspici di distrarre le forze russe per provare a fermarne la graduale avanzata nel Donbass.