Aereo in India si schianta, motori spenti secondo le indagini

12.07.2025 07:05
Aereo in India si schianta, motori spenti secondo le indagini

Una causa sconvolgente potrebbe sottendere alla tragedia del Boeing 787-800 di Air India, che il 12 giugno ha registrato un volo di appena 30 secondi tra Ahmedabad e Londra Gatwick (270 morti: 241 sull’aereo e 29 nella mensa universitaria colpita). Si ipotizza infatti che durante il volo qualcuno in cabina di pilotaggio possa aver interrotto l’afflusso di carburante ai motori, causando il loro spegnimento simultaneo e il conseguente impatto dell’aereo contro l’edificio. Poco dopo, le fiamme hanno avvolto tutto. Si tratta di un suicidio con centinaia di vittime innocenti o di un errore imperdonabile nell’attuazione di una manovra essenziale?

È evidente che per attuare tale manovra è necessaria una certa forza, rendendo difficile considerarne l’accidentalità. Quest’ipotesi scioccante è supportata dai primi risultati del Flight data recorder, noto come scatola nera, che registra le operazioni di bordo. Le analisi suggerirebbero che non si sono verificate anomalie nei motori che avrebbero costretto il comandante e il primo ufficiale a intervenire. Secondo il sito specializzato Air Current, la levetta è stata accidentalmente spostata dalla posizione “run” a “cutoff”, senza tentativi di ripristinarla, un’operazione che, date le condizioni di volo a soli 150 metri, non avrebbe comunque potuto salvare i passeggeri e l’equipaggio, tra cui medici specializzandi presenti nella mensa.

Nella cabina del Boeing diretto a Londra Gatwick si trovavano senza dubbio il comandante Sumeet Sabharwal, con 8200 ore di volo, e il suo vice Clive Kundar; non si può escludere, però, la presenza di assistenti di volo o altri. A dare luce a questa situazione potrebbe contribuire il “Cockpit voice recorder“, la scatola nera che registra tutte le conversazioni all’interno della cabina e i contatti con la torre di controllo. Tuttavia, l’indagine è caratterizzata da forti tensioni tra le autorità indiane e americane, rendendo la lettura della registrazione vitale un processo lungo e contestato; alcune voci indicano addirittura che questi dati potrebbero non essere mai resi pubblici, lasciando così nella nebulosa un pesante mistero attorno all’incidente.

Se dovesse essere confermato il gesto volontario, la terribile tragedia di Ahmedabad rievocerebbe altre situazioni simili che hanno scosso il mondo dell’aviazione. Si ricorda, ad esempio, che nell’agosto 1994 un comandante di Air Maroc provocò la morte di 44 persone schiantandosi nei pressi di Agadir, tra cui otto italiani. Un altro tragico incidente risale all’ottobre 1999, quando un volo Egypt Air da Los Angeles al Cairo si schiantò nell’Atlantico, con il secondo pilota che prese il controllo dell’aereo e si diresse dritto verso l’Oceano (217 morti in totale).

Il caso più eclatante è sicuramente quello del 24 marzo 2015, quando un pilota tedesco fece precipitare un A320 della Germanwings con 150 persone a bordo sulle Alpi della Provenza: il medico personale lo aveva dichiarato inabile al volo a causa di tendenze suicide, ma la diagnosi non era stata comunicata alla compagnia aerea e Andreas Lubitz, purtroppo, non informò i suoi superiori.

In conclusione, il disastro del Boeing 787-800 di Air India rimane un mistero avvolto nel dramma e nella tragedia, rivelando ulteriori interrogativi sulla sicurezza aerea e il benessere psicologico dei piloti, riporta Attuale.

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