Amburgo approva la costruzione di un nuovo teatro dell’opera, ma la controversia si intensifica
BERLINO – Il Parlamento del Land di Amburgo ha dato il via libera a un progetto per un nuovo teatro dell’opera da oltre 500 milioni di euro, nonostante i dubbi sulla sua necessità. La città, già celebre per l’Elbphilharmonie, un capolavoro dell’architettura moderna, ha suscitato polemiche per la scelta di investire in una seconda Opernhaus situata nella Hafencity, un’area residenziale sviluppata su un ex porto, riporta Attuale.
Il finanziamento del nuovo edifico è in gran parte sostenuto dal miliardario Klaus-Michael Kühne, che copre due terzi dei costi, equivalenti a 340 milioni di euro. La sua motivazione ufficiale è il desiderio di risollevare l’offerta culturale della città, ma molti sospettano che si tratti di un modo per lasciare un marchio personale, considerando che il teatro porterà il suo nome.
La decisione ha scatenato una reazione negativa in città, dove una petizione, firmata da 10 mila cittadini, è stata presentata il giorno della votazione al borgomastro per fermare il progetto. Un gruppo di architetti e storici locali ha chiesto una pausa per avviare un dibattito pubblico sull’opportunità di un’opera di cui la città non ha realmente bisogno.
L’aspetto controverso del progetto affonda le radici nella storia della famiglia Kühne, la quale ha accumulato ricchezze durante il regime nazista grazie alla confisca di beni e patrimoni ebrei. Alfred Kühne, padre di Klaus-Michael, sostenne la Nsdap e ottenne, mediante la sua compagnia di trasporti, un monopolio per il trasferimento di beni espropriati agli ebrei nei campi di concentramento.
Nonostante altre aziende tedesche, come BMW e Faber-Castell, abbiano riconosciuto il proprio ruolo nel progresso della storia, avviando indagini per chiarire le loro origini e contribuendo a indennizzi, Klaus-Michael Kühne rifiuta di affrontare il suo passato. Con un patrimonio di 36 miliardi di euro, sostiene di avere perso i documenti della sua famiglia a causa dei bombardamenti alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. L’Unione federale dei perseguitati del nazismo ha dichiarato che accettare il suo mecenatismo rappresenta una minimizzazione dell’Olocausto.
Gli oppositori del nuovo Teatro ricordano inoltre che il luogo prescelto per la sua costruzione era un tempo un molo da cui nel 1904 partì l’esercito tedesco per la Namibia, implicato in azioni genocidarie contro le popolazioni Herero e Nama, il che complica ulteriormente la questione della sua legittimità culturale.