Il leader Jeffries parla 8 ore, ma non basta: 218 sì, 214 no. Oggi la firma del «big beautiful bill». Enormi tagli alle tasse e alla spesa pubblica, fondi per la sanità trasferiti.
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK – «U-S-A! U-S-A! U-S-A!». La notte più lunga del trumpismo si conclude con un trionfo, accompagnato dai cori festosi dei deputati repubblicani più entusiasti che riecheggiano in una Camera già quasi vuota, dato che i democratici si sono già ritirati.
Questo segna l’ufficializzazione della «presidenza imperiale» temuta dallo storico Arthur Schlesinger jr durante gli anni di Nixon, con un potere unificato dell’esecutivo che riceve solo assensi da parte del Parlamento e della Corte Suprema. Il deputato Andy Ogles del Tennessee ha persino proposto non solo di aggiungere il volto di Trump ai presidenti sul monte Rushmore, ma anche di conferirgli un terzo mandato, un’idea tecnicamente controversa, ma non si sa mai.
Una notte di interminabili negoziati: da un lato la ribellione dei conservatori, che ha minacciato di compromettere la legge che riassume l’intera agenda domestica di Trump, che prevede enormi tagli fiscali per 4.500 miliardi di dollari e drastici abbattimenti alle spese pubbliche, inclusi 1.100 miliardi per la sanità e buoni pasto per i meno abbienti, tutti questi fondi trasferiti su tagli fiscali per ricchezze sopra i 500 mila dollari. Dall’altro, un’ostruzione democratica in attesa di un miracolo che non è stato profetizzato.
Un’eccezione procedurale ha tenuto il lavoro aperto durante la notte tra mercoledì e ieri, dopodiché il leader democratico Hakeem Jeffries ha sfruttato l’unica possibilità di ostruzionismo: parlare ininterrottamente. Così, dopo una notte insonne, Jeffries si è presentato con il microfono alle 4:53 del mattino: «Prenderò tutto il tempo necessario». Ha stabilito un record parlamentare moderno con quasi nove ore di discorso ininterrotto, in piedi, per spiegare dettagliatamente come Medicare e Medicaid sostengano i più vulnerabili, affermando che «con questa legge molte persone moriranno», poiché gli ospedali delle zone rurali, incapaci di sostenersi da soli, saranno costretti a chiudere senza fondi federali, con denaro «rubato ai più fragili tra gli americani» e l’ipocrisia della destra religiosa «che prega e poi tratta i poveri come prede».
Una performance lodevole ma inefficace, riconosciuta non solo per la resistenza fisica, ma anche messa a tacere dai commenti sarcastici del vice presidente JD Vance, abituato a fare il lavoro sporco per Trump. Vance, però, ha ammesso, contro ogni aspettativa, di aver dubitato sulla possibilità che la legge passasse. Alla fine, la rivolta del Freedom Caucus, il gruppo di destra che vorrebbe legalizzare armi automatiche, si è placata grazie all’intervento diretto di Trump, e il partito poteva permettersi solo tre voti di scarto, ma ne ha persi due. Uno, Thomas Massie del Kentucky, è stato avvertito da Trump che la sua carriera sarà compromessa dalla finanziamento di un avversario nelle primarie del prossimo anno, l’altro, Brian Fitzpatrick della Pennsylvania, potrebbe affrontare gravi difficoltà a causa dei tagli e rischia di perdere il suo seggio.
Le tasse scenderanno immediatamente; i tagli più drastici inizieranno dopo le elezioni dell’anno prossimo per prevenire un bagno di sangue alle urne. Oggi Trump festeggerà quello che è senz’altro il giorno più significativo delle sue due presidenze, l’approvazione di una legge di tagli storici. Forse, nel loro giorno più buio, i democratici hanno trovato in Jeffries il loro leader, confidando che i milioni di americani non ricchi, i quali non beneficeranno mai del massiccio bonus fiscale di questo Big Beautiful Bill, possano ascoltarlo. È l’America alla quale i democratici dei campus, del Free Palestine e dei pronomi non riescono più a comunicare.
Riporta Attuale.