La misura che da marzo 2022 ha unificato in una sola agevolazione una serie di interventi a sostegno delle famiglie con figli potrebbe cambiare con la prossima manovra. Vediamo come
Nella manovra economica che arriva oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri sono attese diverse misure in favore delle famiglie e per spingere la natalità e “rafforzare gli sforzi per contrastare la tendenza demografica negativa”, almeno a detta del governo. Il Piano strutturale di bilancio (Psb) cita, tra le misure vigenti, l’assegno unico universale, di cui “negli ultimi anni hanno beneficiato circa 9,6 milioni di bambini, e nel 2023 sono stati erogati circa 18,2 miliardi, che risultano in aumento per il 2024”. Il documento afferma che “il governo intende continuare l’azione di contrasto alla denatalità, attraverso servizi alla prima infanzia”.
L’assegno unico e universale per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni (e senza limiti di età per i figli disabili) è la misura che da marzo 2022 ha unificato in una sola agevolazione una serie di interventi a sostegno delle famiglie con figli. Cosa potrebbe cambiare con la prossima manovra?
Le ipotesi in manovra sull’assegno unico
Sull’assegno unico al momento circolano diverse ipotesi. Per la misura, che nei primi mesi del 2024 ha visto aumentare l’importo medio della mensilità, si studia la possibilità di escludere alcune voci di spesa dal reddito considerato ai fini Isee (l’indicatore della situazione economica equivalente che costituisce il principale strumento di accesso a determinati bonus o prestazioni sociali). Un intervento, quest’ultimo, che di riflesso farebbe aumentare le somme erogate dall’Inps alle famiglie. Se diminuisce l’Isee dichiarato, infatti, crescerebbe in parallelo l’importo per i nuclei destinatari, a partire dal 2025.
Tra le idee a cui in queste ore si sta lavorando c’è quella di “arricchire” l’assegno, ma allo stesso tempo non farlo pesare nel calcolo dell’Isee, almeno per le famiglie numerose. Una mossa che consentirebbe così a tutte le famiglie con molti figli di poter accedere anche ad altre agevolazioni che, invece, ora sono escluse perché richiedono un Isee più basso. Un’altra strada è invece quella dell’introduzione di detrazioni per scaglioni di reddito. La soluzione, ovviamente, dipenderà dalle risorse finanziarie a disposizione.
Sta di fatto che, proprio perché è una misura “universale”, l’assegno unico può essere richiesto anche in assenza di Isee o con Isee superiore alla soglia di 45.574,96 euro. In tal caso, saranno corrisposti gli importi minimi previsti dalla normativa. Secondo gli ultimi dati Inps, stanno beneficiando dell’assegno unico oltre 6 milioni di nuclei familiari per un totale di circa 9 milioni e mezzo di figli raggiunti.
L’importo dell’assegno è determinato in base all’Isee eventualmente presentato del nucleo familiare del figlio beneficiario, tenuto conto dell’età dei figli a carico e di altri elementi. È prevista una quota variabile progressiva: da un massimo di 199,4 euro per ciascun figlio minore con Isee fino a 17.090,61 euro a un minimo di 57 euro per ciascun figlio minore in assenza di Isee o con Isee pari o superiore a 45.574,96 euro. Gli importi dovuti per ciascun figlio possono essere maggiorati nelle ipotesi di:
- nuclei numerosi (per i figli successivi al secondo);
- madri di età inferiore a 21 anni;
- nuclei con quattro o più figli, genitori entrambi titolari di reddito da lavoro;
- figli affetti da disabilità;
- figli di età inferiore a un anno;
- figli di età compresa tra 1 e 3 anni per nuclei con tre o più figli e Isee fino a 45.574,96 euro;
- una quota a titolo di maggiorazione per compensare l’eventuale perdita economica subita dal nucleo familiare, se l’importo dell’assegno risultasse inferiore alla somma dei valori teorici dell’assegno per il nucleo familiare (componente familiare) e delle detrazioni fiscali medie (componente fiscale), percepite nel regime precedente la riforma.