Israele colpisce le infrastrutture energetiche iraniane, escalation del conflitto
Tra la notte del 14 e del 15 giugno, nel contesto del secondo giorno di conflitti tra Israele e Iran, l’esercito israeliano ha attaccato le strutture energetiche iraniane, infliggendo gravi danni al principale deposito di carburante di Teheran e a un importante giacimento di gas. Gli attacchi hanno riguardato anche i depositi di Shahran e Shahr Rey, situati rispettivamente nella parte nord-occidentale e meridionale della capitale. L’Iran, essendo uno dei maggiori produttori ed esportatori di idrocarburi a livello globale, vede questo settore come una fondamentale fonte di entrate per il proprio regime, il che suggerisce che gli attacchi israeliani siano destinati a intensificarsi, evidenziando un’escalation preoccupante, riporta Attuale.
Il deposito di Shahran, uno dei più critici colpiti, dispone di almeno undici grandi serbatoi di stoccaggio, una capacità sufficiente a soddisfare il fabbisogno di Teheran per circa tre giorni, con un passaggio quotidiano di 8 milioni di litri di carburante. La sua importanza per l’approvvigionamento non è sottovalutabile, non solo per la capitale, ma anche per le aree circostanti.
Questo deposito, collocato all’interno della città, è stato da lungo tempo ritenuto vulnerabile a attacchi, spingendo il regime iraniano a prendere in considerazione il suo trasferimento. L’attacco di stanotte ha causato esplosioni e incendi; secondo quanto dichiarato dal ministero dell’Energia iraniano, questi eventi sarebbero ora sotto controllo.
Tuttavia, il governo iraniano ha negato che la raffineria adiacente al deposito di Shahr Rey, una delle più grandi del paese, sia stata danneggiata durante gli attacchi.
Nel pomeriggio di sabato, Israele ha colpito anche due siti nel sud del paese, nella regione di Bushehr, inclusa una parte del giacimento di gas South Pars, situato nella città portuale di Kangan. Questo giacimento, condiviso con il Qatar, è tra i più estesi al mondo e riveste un’importanza cruciale per le esportazioni iraniane. Anche se gli incendi sono stati domati, la produzione di gas è stata sospesa, e la raffineria di Fajr Jam, sempre nella stessa regione, è stata colpita.
Malgrado una disponibilità significativa di risorse, l’Iran è attualmente alle prese con una crisi energetica dovuta principalmente alla vetustà delle sue infrastrutture e alle sanzioni internazionali che influiscono sulla sua economia. Prima dell’inizio dei bombardamenti, era pratica comune affrontare blackout e razionamenti delle forniture.
Venerdì, in anticipo rispetto agli attacchi, le preoccupazioni riguardanti l’approvvigionamento di petrolio hanno portato a un incremento di quasi il 9 per cento dei prezzi sia nei mercati statunitensi che in quelli europei (le transazioni sono interrotte durante il fine settimana). In risposta, l’Iran potrebbe considerare di bloccare lo Stretto di Hormuz, un passaggio vitale che separa il paese dalla penisola araba e attraverso il quale transita un quarto del petrolio mondiale: il generale iraniano Esmail Kosari ha dichiarato che questa opzione è attualmente in fase di valutazione.
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