Un Attacco Improvviso in Manhattan
NEW YORK – Quando la tragedia si avvicina, si prova sempre una sensazione di brivido e inquietudine. Non parlo solo dell’attacco avvenuto ieri a Manhattan, dove risiedo e dove si registrano in media due omicidi al giorno, ma perché l’episodio è accaduto nello stesso isolato dove ogni giorno vado al lavoro, all’incrocio tra la 52esima e Park Avenue. Dalle finestre del palazzo dove lavoro al trentesimo piano, si vedono gli uffici della Rudin and Co al trentatreesimo piano, a pochi passi. È normale trovarsi in strada poco prima delle 6:30 di una serata estiva serena e calda come quella di ieri, quando un giovane dell Nebraska di nome Shane Devon Tamura ha scatenato il caos, riporta Attuale.
Quell’incrocio è un passaggio obbligato per chi deve dirigersi verso la 53esima tra Park e Madison per prendere la linea E della metropolitana, come faccio ogni giorno, o per raggiungere Lexington e la 51esima per la linea verde, anch’essa situata a un isolato di distanza. Qui si trova anche un rinomato centro alimentare, UrbanSpace, dove ci si può prendere una pizza, sushi o una quesadilla. Tutto è incredibilmente vicino alla terrazza dove quotidianamente si possono vedere centinaia di persone sedute mentre il sole tramonta in questo caldo mese di luglio. Oggi, davanti al civico 345, si può osservare la foto di un giovane di 27 anni con occhiali scuri e abbigliamento sportivo, il quale avanza deciso tenendo in mano un fucile semiautomatico, puntato verso il basso.
Il ragazzo ha appena parcheggiato la sua BMW nera, targata Colorado, come se fosse un servizio Uber in attesa di un cliente affrettato. In realtà, sta per compiere una strage e trasformare una comune giornata estiva in un incubo senza precedenti. In quell’istantanea si percepisce la possibilità che avremmo potuto trovarci lì, magari in attesa di una pausa caffè con un familiare o un collega, come accade spesso.
Questo angolo è un luogo che mi piace mostrare ai visitatori provenienti dall’Italia o dall’estero, con la sua vista iconica sull’architettura di New York: di fronte al civico 345, dove è avvenuta la tragedia, sorge il civico 375, il Seagram Building, capolavoro dell’architettura moderna inaugurato nel 1959, simbolo del boom economico di New York. La sua piazza in granito rosa continua a offrire un contrasto affascinante con le due fontane su entrambi i lati, che zampillano senza interruzione, quasi come se non fosse successo nulla.
Nei pressi, si trova il leggendario ristorante Four Seasons, un tempo punto di ritrovo esclusivo, trasformato oggi nel ristorante “Grill and Pool” per volere del nuovo proprietario del grattacielo. Davanti a questo, il contrasto con il Racquet and Tennis Club, progettato da McKim, Mead e White, si fa evidente: un luogo esclusivo frequentato da personalità illustri, simbolo della New York che affascina e incuriosisce.
Mensilmente, qui si raduna il GEI, Gruppo Esponenti Italiani, per discutere tematiche economiche; pochi passi più in su, c’è il Lever House, primo grattacielo rivestito di vetro costruito su Park Avenue, dove si trova uno dei migliori ristoranti italiani della città, Casa Lever, parte della catena Sant Ambroeus.
È chiaro che l’assassino non ha scelto il civico 345 per trasmettere la sua violenza a causa del suo significato storico e culturale. Proveniente dal Nebraska, è giunto a Manhattan dopo un lungo viaggio, determinato a compiere atti di violenza. Questo ha portato alla morte, in maniera brutale e ingiusta, di cinque persone, tra cui un poliziotto di 36 anni, Didarul Islam, e una donna trovata al trentesimo piano. La sua motivazione rimane un mistero.
Al civico 345 risiedono importanti realtà come Blackstone, KPMG, e la National Football League. In giorni come questi, la verità viene avvolta nel mistero e nel complottismo. Resta solo un profondo senso di tristezza e sgomento, accompagnato da una sensazione di pericolo imminente, che grazie a un caso fortuito ci ha risparmiato dall’orrore.