Attacco a Sydney durante la celebrazione di Hanukkah: 15 morti e 40 feriti

15.12.2025 08:35
Attacco a Sydney durante la celebrazione di Hanukkah: 15 morti e 40 feriti

Attacco terroristico a Bondi Beach durante festeggiamenti per Hanukkah, 15 morti e 40 feriti

Domenica si è verificato un attacco armato a Bondi Beach, una delle spiagge più famose di Sydney, in Australia: due uomini hanno aperto il fuoco sulla folla durante un evento della comunità ebraica locale dedicato alla prima sera di Hanukkah, una delle festività più importanti dell’ebraismo. I due attentatori hanno causato la morte di 15 persone e hanno ferito altre 40, di cui 27 sono ancora in ospedale, 6 in condizioni critiche, riporta Attuale.

I responsabili sono stati identificati come Sajid Akram e Naveed Akram, padre e figlio. I due hanno iniziato a sparare poco prima delle 19 ora locale (le 9 italiane) da una posizione sopraelevata su un sovrappasso pedonale che conduceva alla spiaggia, dove si stima fossero presenti oltre mille persone. Tra le vittime ci sono individui di età compresa tra i 10 e gli 87 anni, incluso l’assistente rabbino Eli Schlanger, che aveva organizzato l’evento, e Alex Kleytman, un uomo sopravvissuto alla Shoah.

Sajid Akram, il più anziano dei due sparatori (50 anni), è deceduto in circostanze ancora da chiarire, mentre suo figlio Naveed (24 anni) è ricoverato in gravi condizioni. Sajid era in possesso di un porto d’armi e aveva sei armi regolarmente registrate. La polizia ha sequestrato quattro armi sul luogo dell’attacco e ulteriori due domiciliate, incluse nell’abitazione di famiglia situata nella parte ovest di Sydney e in un appartamento affittato nei giorni precedenti l’attacco. Nelle vicinanze della spiaggia, è stata rinvenuta una vettura associabile agli Akram, contenente esplosivi artigianali. La rete pubblica ABC ha riportato che sono state trovate due bandiere dello Stato Islamico nella vettura, sebbene ciò non sia stato ufficialmente confermato.

Sajid era entrato in Australia con un visto da studente nel 1998, senza che la polizia specificasse il paese d’origine. Naveed è un cittadino australiano. I servizi di sicurezza interni (ASIO) lo avevano inserito nella loro lista nel 2019 a causa di legami con persone ritenute potenzialmente pericolose, ma non lo consideravano una minaccia diretta.

L’attacco avrebbe potuto avere conseguenze ancora più gravi se non fosse stato per l’intervento di Ahmed el Ahmed, un passante di 43 anni, che gestisce un negozio di frutta nella periferia sud di Sydney. Durante la sparatoria, è riuscito a disarmare uno dei due Akram, subendo nel contempo ferite da arma da fuoco.

Il primo ministro australiano, Antony Albanese, ha descritto l’attacco come un «vile atto di antisemitismo» e ha annunciato l’intenzione di proporre leggi più stringentie sul porto d’armi che potrebbero limitare il numero di armi cui ciascuno può accedere legalmente. Anche il primo ministro del New South Wales, Chris Minns, ha espresso la necessità di introdurre leggi più rigorose e ha suggerito la possibilità di convocare straordinariamente il parlamento locale prima della pausa natalizia per discutere le nuove misure.

Nelle settimane precedenti, l’Australia ha affrontato un aumento dei crimini d’odio contro la comunità ebraica, specialmente dopo il 7 ottobre 2023, data del brutale attacco di Hamas contro Israele. Il governo australiano ha messo in atto diverse misure per potenziare le normative antiterrorismo e, nel dicembre 2024, è stata creata una task force dedicata a combattere i crimini d’odio motivati da antisemitismo. A seguito della sparatoria di Bondi Beach, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha criticato il governo di Albanese, accusandolo di non aver fatto abbastanza per garantire la sicurezza della comunità ebraica in Australia.

Quello di Bondi Beach rappresenta il peggior attacco armato in Australia dalla strage di Port Arthur nel 1996, che costò la vita a 35 persone e provocò una reazione governativa che portò a una delle leggi sul controllo delle armi più severe al mondo. Quelle normative resero illegale l’acquisto di molti modelli di armi, inclusi i fucili d’assalto comunemente utilizzati negli attacchi, e comportarono una massiccia campagna di riacquisto di armi, con il sequestro di circa 650mila armi nel primo anno e un significativo calo delle sparatorie da allora.

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