Massacro antisemita a Bondi Beach: conferme sull’ispirazione jihadista
L’inchiesta sul massacro antisemita a Bondi Beach, avvenuto a Sydney domenica, ha finora fatto registrare un bilancio di 15 morti e circa trenta feriti. Le indagini hanno fornito importanti dettagli sui contatti, la matrice e le tattiche adottate dagli attentatori, riporta Attuale.
Il premier australiano Albanese ha confermato che Sajid Akram e il figlio Naaved hanno agito su ispirazione dello Stato Islamico (Isis). I due possedevano bandiere del movimento e potrebbero aver fatto giuramento. Si sospetta che gli attentatori siano stati influenzati da appelli online volti a minacciare comunità ebraiche. È significativo notare che l’ultimo messaggio del Califfato in tal senso risale al primo settembre, mentre la guerra a Gaza ha aumentato le tensioni, contribuendo alla loro decisione di colpire innocenti.
Nei giorni scorsi è emersa la notizia riguardante il viaggio nelle Filippine dei due attentatori. Gli Akram sono arrivati nel paese asiatico il primo novembre e sono ripartiti il 28 dello stesso mese. Sajid è stato registrato come “cittadino indiano”, mentre Naveed ha utilizzato il suo documento australiano. Secondo un’emittente locale, potrebbero aver partecipato a un breve corso di addestramento con gruppi estremisti, sebbene il governo australiano non abbia confermato tali informazioni.
Naveed era già stato al centro di un’inchiesta nel 2019, quando l’antiterrorismo lo aveva monitorato insieme a individui con tendenze estremiste. Era emerso anche il suo legame con l’imam Wissam Haddad, noto per le sue posizioni radicali e mai perseguito dalla legge. In quel periodo, Haddad teneva sermoni al Madina Dawa Center, nel sobborgo di Bankstown a Sydney, attirando l’attenzione delle autorità.
In aggiunta, Naveed aveva interagito con Isaac el Matari, condannato a sette anni nel 2019 per tentato attentato. El Matari era stato arrestato in Libano mentre tentava di entrare in Siria per unirsi allo Stato Islamico, ed era stato estradato in Australia. Nonostante fosse stato inserito in un programma di de-radicalizzazione, non aveva abbandonato la sua ideologia, mostrando una predisposizione a nuovi attacchi.
Nel frattempo, le indagini continuano per ricostruire gli eventi recenti. Naveed, monitorato nel 2019 e ritenuto non pericoloso, ha condotto poi un attacco durante la festa di Hanukkah. Resta da comprendere quando sia avvenuta la sua radicalizzazione e in che modo lui e suo padre abbiano deciso di compiere questo attacco, mentre le autorità insistono sul fatto che abbiano agito autonomamente, all’interno di un raid familiare. Tuttavia, questa valutazione necessita di ulteriori verifiche, considerato che l’attentatore era stato sottovalutato da chi era preposto alla sicurezza.