Educazione sessuale in Italia: necessita di riforme urgentemente
In Italia, l’educazione sessuale non è ancora una materia d’insegnamento obbligatoria nelle scuole. Affidata a progetti locali e alla buona volontà delle singole scuole, l’offerta sul territorio nazionale si presenta a macchia di leopardo, con forti diseguaglianze territoriali e senza una formazione specifica per gli insegnanti. Il 30 aprile 2025, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che introduce l’obbligo di consenso scritto delle famiglie per ogni attività scolastica dedicata ai temi dell’affettività e della sessualità; misura attualmente in esame del Parlamento, riporta Attuale.
Nessuna indicazione pratica è fornita su quali debbano o possano essere queste “attività” né su come debbano essere trasmesse le informazioni agli studenti. Nel frattempo, i dati preoccupanti emergono: nel 2023, l’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato un aumento del 16,1% delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) rispetto al 2021, con incrementi significativi per gonorrea, sifilide e clamidia; quest’ultima colpisce soprattutto i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni. Inoltre, le nuove diagnosi di HIV sono risalite a 2.349 nel 2023, con tendenze più marcate tra le fasce d’età 25-29 e 30-39 anni.
Questi dati allarmanti rappresentano un campanello d’allarme per la necessità di un’educazione sessuale precoce. ANLAIDS, Associazione Nazionale per la Lotta contro l’Aids, ha sottolineato l’importanza di affrontare questa tematica con il progetto “ANLAIDS incontra studenti e studentesse”, avviato nel 1993 e costantemente aggiornato. Ogni anno, circa 150 istituti in 10 regioni d’Italia partecipano al progetto, coinvolgendo oltre 20.000 ragazzi e ragazze e avvalendosi del lavoro di circa 50 operatori. “Il nostro è un percorso educativo scientificamente fondato”, affermano i promotori, che intendono adottare il modello CSE – Comprehensive Sexuality Education, in linea con le raccomandazioni internazionali dell’UNESCO a partire dall’anno scolastico 2024-2025.
ANLAIDS ha integrato la sua esperienza con il modello EduForIST, progettato con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute, al fine di fornire competenze e strumenti concreti in aula.
“Affrontando temi come la qualità delle relazioni, il rispetto e il consenso – spiega Rosario Galipò, responsabile del progetto –, il modello dell’educazione sessuale estensiva contribuisce non solo alla prevenzione dell’HIV e delle altre IST, ma anche alla riduzione del rischio di comportamenti irrispettosi o aggressivi. Vogliamo trasferire agli studenti e alle studentesse una visione positiva della sessualità, che valorizzi le diversità individuali e promuova la responsabilità verso il benessere affettivo e sessuale.”
Gli incontri – gratuiti e integrati nel progetto formativo delle scuole – si articolano in tre aree di intervento: conoscenze corrette e aggiornate su HIV, AIDS e IST; competenze emotive e relazionali (consenso, rispetto, gestione dei sentimenti); orientamento ai servizi socio-sanitari del territorio. Diverse metodologie, tra cui giochi di ruolo e storytelling, sono utilizzate per un approccio partecipativo e inclusivo. Questionari pre e post valutano l’efficacia e restituiscono alle scuole report dettagliati.
Nei primi sei mesi del 2024/2025, sono stati coinvolti oltre 6.000 studenti in 77 scuole di 10 regioni, mostrando punteggi significativamente più alti per quelli che hanno partecipato agli incontri condotti da operatori formati sul modello CSE (10,8 contro 9,5 su 14 punti).
“Ad oggi, l’Italia è tra i pochi Paesi europei che ancora non hanno reso l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole – afferma il presidente di ANLAIDS Luca Butini –. Confidiamo che il recente disegno di legge venga visto come un’opportunità per rafforzare il patto educativo tra scuola e famiglia. L’obiettivo rimane quello di rendere l’educazione all’affettività e alla sessualità una materia curricolare nel nostro Paese.”