Auto elettriche, il piano dell’Italia per rivedere lo stop a benzina e diesel

26.09.2024
Auto elettriche, il piano dell'Italia per rivedere lo stop a benzina e diesel
Auto elettriche, il piano dell'Italia per rivedere lo stop a benzina e diesel

Il nostro governo vuole anticipare di un anno la revisione prevista nel 2026 per poi rimandare il target del 2035. Il ministro Urso chiede un cambiamento radicale di strategia o di allungare i tempi per l’addio ai motori a combustione

Ol’Europa cambia in fretta la sua strategia sullo sviluppo del mercato delle auto elettriche o bisogna posticipare l’obiettivo del 2035 per l’addio ai motori a combustione. È questa in sintesi la tesi dell’Italia che sta cercando alleati tra i Ventisette per sostenere questa battaglia, anche se al momento il nostro Paese sembra piuttosto isolato. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è venuto in missione a Bruxelles dove domani dovrà partecipare al Consiglio Ue Competitività e sta provando a tessere la sua tela con diversi bilaterali.

Il primo è stato quello con il vice cancelliere tedesco e ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, con cui ha avuto un confronto in video conferenza. A lui ha esposto i punti chiave della sua proposta il cui cuore è la richiesta di anticipare dalla fine del 2026 ai primi mesi del 2025 l’attivazione della clausola di revisione prevista dal ‘Regolamento in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli leggeri’ perché “non possiamo lasciare per altri due anni le imprese e i consumatori nell’incertezza su cosa fare”, ha sostenuto Urso. Sul punto il ministro afferma di avere ricevuto aperture, anche se Habeck ha ribadito che il target del 2035 non si tocca.

Le richieste dell’Italia

L’Italia ha chiesto di rispettare tre condizioni per mantenere il target. La prima è permettere l’utilizzo di “risorse significative per consentire investimenti che accelerino sulla fase della transizione e che consentano ai consumatori europei di acquistare macchine elettriche”, risorse che potrebbero arrivare anche dall’emissione di debito comune. Poi “una visione chiara di neutralità tecnologica”, che per il governo di Giorgia Meloni significa “anche biocombustibile o idrogeno e non solo”, una battaglia già persa lo scorso anno dal nostro esecutivo.

Terzo che tutto questo sia accompagnato, “come stanno facendo gli Stati Uniti, con il principio dell’autonomia strategica, cioè della sicurezza europea”, che passa dal miglioramento della catena di approvvigionamento e lavorazione delle materie prime necessarie alla transizione, come il nuovo oro nero: il litio.

I due target

“Se non ci saranno queste tre condizioni, e non possiamo quindi garantire il target del 2035, allora dobbiamo passare a una soluzione subordinata – che non è quella che noi vorremmo – che è quella del rinvio del target del 2035 a quanto tutto ciò sarà possibile e sostenibile”, ha decretato Urso. Il ministro ha detto che su alcuni di questi punti avrebbe ricevuto aperture da parte del rappresentante tedesco che “intende mantenere la data del 2035” per lo stop ai motori a combustione interna “ma è disponibile a discutere di tutte le condizioni per giungere a quell’appuntamento con un’industria europea competitiva, discutere su quali risorse, anche risorse comuni, e della neutralità tecnologica come una delle condizioni fondamentali”.

Nella partita dell’Italia potrebbe rientrare anche un altro target, quello intermedio e che entrerà in vigore dal prossimo anno, e secondo il quale la quota di mercato delle auto elettriche dovrebbe salire al 20-22%, in una situazione in cui la diffusione delle auto completamente ecologiche è attualmente ferma al di sotto del 15%.

La crisi del settore

Le discussioni arrivano mentre in Europa l’industria delle auto, e in particolare quelle elettriche, è in crisi. Le case automobilistiche europee stanno vendendo meno auto del previsto e i loro nuovi modelli ecologici faticano a trovare il favore dei clienti. La crisi più grave è quella della Volkswagen, la più grande casa automobilistica del continente, che rischia di chiudere alcuni stabilimenti in Germania, cosa mai successa prima, e licenziare migliaia di dipendenti.

Ma anche altre aziende sono in crisi, l’Audi potrebbe chiudere il suo impianto di Bruxelles e il gigante delle batterie elettriche Northvolt ha annunciato che licenzierà 1600 lavoratori in Svezia. Anche la francese Renault e il gruppo italiano Stellantis, che conta 14 marchi, stanno producendo un numero di auto significativamente superiore a quello che riescono a vendere.

Secondo la società di ricerca e dati economici Bloomberg Intelligence, uno stabilimento europeo su tre di colossi automobilistici come Bmw, Mercedes, Stellantis, Renault e Volkswagen è sottoutilizzato. In alcuni di questi stabilimenti viene prodotta meno della metà dei veicoli che potrebbero essere teoricamente prodotti. La situazione è particolarmente grave nello stabilimento Stellantis di Mirafiori, in Italia, dove viene costruita la Fiat 500e completamente elettrica. La produzione è calata di oltre il 60% nella prima metà del 2024.

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