Barak: «La retorica della distruzione totale è un bluff, Bibi non sa come gestire le sue guerre»

08.07.2025 23:25
Barak: «La retorica della distruzione totale è un bluff, Bibi non sa come gestire le sue guerre»

Il leader laburista critica Netanyahu: un conflitto senza obiettivi chiari

TEL AVIV «Sin dai tempi di von Clausewitz sappiamo che la guerra non può essere fine a se stessa, deve avere un obiettivo politico e diplomatico chiaro. È un principio fondamentale, devi sapere perché combatti. Il problema di Netanyahu e del suo governo resta che non sanno dove arrivare con le loro guerre», riporta Attuale. L’ex premier Ehud Barak, figura chiave della sinistra israeliana e veterano delle forze armate, critica aspramente l’attuale gestione politica e le mancanze del governo.

Quella contro Hamas è una guerra che rischia di essere persa? Barak sottolinea come l’attacco subìto da Israele il 7 ottobre 2023 abbia scatenato una reazione necessaria, ma solleva interrogativi sulla strategia adottata. «Dai tempi di Ben Gurion i nostri comandi seguono quattro regole precise: la guerra deve essere il più veloce e decisa possibile; cerca di avere sempre un alleato forte al tuo fianco; non perdere la superiorità morale delle tue azioni; e infine lavora per modificare la realtà politica quando puoi approfittare della legittimità che giustifica l’azione bellica».

Netanyahu non le ha rispettate? Secondo Barak, il premier ha ignorato queste linee guida. «Non per cecità, è stato deliberato. Sin dall’inizio è evidente che l’unico modo per sconfiggere Hamas è sostituirla con un altro organismo legittimo agli occhi della comunità internazionale e degli stessi palestinesi».

Il motivo? Barak evidenzia come Netanyahu, in passato, abbia strumentalizzato Hamas per indebolire l’Autorità palestinese di Ramallah. L’ex premier ha dichiarato: «La nostra aviazione cominciò a colpire, ma mai! abbiamo compreso l’obbiettivo finale. I generali affermavano che Hamas poteva essere indebolita in due mesi, ma era evidente che non si sarebbe mai potuto trovare l’ultimo militante. Bibi usa la retorica della distruzione totale, prolungando i conflitti senza risultati certi».

E la visione politica? Barak suggerisce che la soluzione richiedesse un coordinamento con Giordania ed Egitto, i Paesi con i quali Israele ha firmato accordi di pace, per formare una forza d’intervento interaraba. Ciò avrebbe potuto includere il supporto dell’Autorità palestinese, che sarebbe stata rinnovata e migliorata per controllare Gaza senza la partecipazione di militanti di Hamas. Tuttavia, Netanyahu si oppose senza proporre alternative.

A che punto siamo? Barak afferma che Israele ha ottenuto successi militari significativi, ma non ha una visione strategica chiara per Gaza. «Netanyahu cerca di convincere Trump su una vittoria totale impossibile. La nostra situazione attuale è simile a quella dopo la vittoria del 1967, dove eravamo convinti di essere invincibili. Ciò è culminato in sorprese come l’attacco egiziano-siriano nel 1973».

Lei crede ancora nella soluzione dei due Stati? Barak non la considera attuabile nel breve periodo, sottolineando che la società israeliana è traumatizzata e che l’Autorità palestinese è corrotta e debole. «Tuttavia, in un futuro non lontano, sarà inevitabile discuterne se vogliamo evitare una maggioranza araba in Israele».

In Israele cresce l’idea di espellere i palestinesi, non è pericoloso? Barak, pur riconoscendo le tensioni, afferma che non è il momento di negoziare soluzioni a lungo termine e che Netanyahu è contrario all’espulsione di massa.

Cosa pensa dei crimini commessi dalle truppe israeliane a Gaza? Barak si impegna a garantire che eventuali violazione dei codici di comportamento vengano investigate e punite, utilizzando gli strumenti giuridici necessari.

Fu un errore convincere Trump a rinnegare gli accordi sul nucleare iraniano? Barak non ha dubbi, sottolineando l’importanza degli strumenti di monitoraggio che erano in vigore.

E i risultati dei bombardamenti sull’Iran? Secondo Barak, hanno avuto esito positivo nel ristabilire la deterrenza, ma avverte che l’Iran non è sconfitto e mantiene capacità significative per riprendere il programma nucleare.

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