Belgrado sotto pressione: UE avverte la Serbia mentre crescono le proteste contro Vučić

04.07.2025 16:30
Belgrado sotto pressione: UE avverte la Serbia mentre crescono le proteste contro Vučić
Belgrado sotto pressione: UE avverte la Serbia mentre crescono le proteste contro Vučić
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Bruxelles esorta il governo serbo a evitare la violenza. Il paese diviso tra Russia e Europa

BELGRADO, 3 luglio 2025 – L’Unione Europea ha lanciato un monito chiaro a Belgrado: evitare l’uso della forzacontro i manifestanti antigovernativi. L’appello è stato rivolto dalla Delegazione UE in Serbia mentre in tutto il paese aumentano le tensioni politiche, le proteste di piazza e gli scontri con la polizia.

Il movimento di protesta, inizialmente scaturito da un incidente ferroviario a Novi Sad che ha causato la morte di 16 persone, si è rapidamente trasformato in un’espressione di dissenso più ampia contro la gestione del potere da parte del presidente Aleksandar Vučić, al potere da oltre un decennio. I manifestanti chiedono elezioni parlamentari anticipate, accusando il governo di corruzione, autoritarismo e isolamento internazionale.

Scontri nelle strade e centinaia di arresti

La situazione è degenerata negli ultimi giorni: centinaia di giovani hanno bloccato ponti, strade e autostrade, erigendo barricate nelle principali città del paese. A Belgrado, la polizia ha arrestato circa 100 manifestanti solo nella giornata di martedì. Gli scontri tra forze dell’ordine e gruppi di cittadini diventano sempre più violenti, alimentando un ciclo di tensione crescente.

Secondo le autorità serbe, la responsabilità delle proteste ricadrebbe su “influenze esterne”, un’accusa ricorrente nel linguaggio del presidente Vučić, che ha paragonato le manifestazioni a una “rivoluzione colorata” ispirata dall’Occidente — come quelle avvenute in Georgia o in Ucraina. Tuttavia, mancano prove a sostegno di queste affermazioni.

Serbia divisa tra Est e Ovest

Il momento critico della Serbia non è solo interno. Il paese, formalmente candidato all’adesione all’UE, si trova da anni in una posizione ambigua tra Bruxelles e Mosca. Mentre una parte crescente della popolazione, soprattutto tra i giovani, guarda con favore all’integrazione europea, il governo di Vučić continua a mantenere stretti legami con la Russia di Putin, alimentando un clima di ambivalenza geopolitica.

Il blocco dell’integrazione europea non è solo politico ma anche strutturale: in oltre 11 anni al potere, Vučić non ha promosso riforme sostanziali per avvicinare la Serbia agli standard europei. Nel frattempo, la posizione di Mosca come presunto “protettore” degli alleati si è più volte rivelata fragile: Armenia, Siria, Libia e recentemente l’Iran sono stati lasciati soli da Mosca nei momenti più critici.

Rischi regionali e instabilità nei Balcani occidentali

Le tensioni in Serbia potrebbero avere effetti a catena nei Balcani occidentali, una regione storicamente fragile e instabile. Un’escalation della crisi politica o sociale a Belgrado rischia di innescare ripercussioni in Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Kosovo e Macedonia del Nord, dove le divisioni etniche e le rivalità politiche sono ancora profonde.

In questo contesto, la comunità internazionale — e in particolare l’Unione Europea — si trova davanti a una scelta strategica: rafforzare il sostegno alla società civile serba e incentivare un reale percorso di riforme democratiche, oppure lasciare spazio a ulteriori derive autoritarie che potrebbero compromettere la sicurezza dell’intera regione balcanica.

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