La segretaria sta ragionando con anticipo su almeno tre ipotesi. Sa bene che il Pd non può perdere la Regione fortino rosso
Elly Schlein e Stefano Bonaccini ne hanno parlato più volte in queste settimane. Se, come è dato ormai per certo, il presidente del Pd ma anche dell’Emilia-Romagna correrà alle elezioni europee, chi dovrà candidarsi al posto suo in Regione? Certo, prima verrà il voto in Basilicata, in Piemonte, diverse amministrative. Ma l’Emilia è il fortino rosso per eccellenza, la regione a più alto tasso simbolico per i dem, finora inespugnabile per una destra arrembante che ha saputo negli anni sgretolare le loro certezze in altri territori. E poi emiliana (d’adozione) è la leader, così come, appunto, il presidente del partito, e alcuni esponenti di primo piano della segreteria: impensabile una candidatura a Bruxelles di Bonaccini senza aver già considerato ipotesi di successione a Bologna e dintorni.
Anche questo ha contribuito ad allungare la trattativa sulle liste delle Europee. E, anche se una decisione non è presa, una short list di candidati è già stata stilata. Tre in particolare troverebbero Schlein e Bonaccini d’accordo: di ciascuno stanno valutando pro e contro.
Entrambi hanno lavorato con Vincenzo Colla, assessore allo sviluppo e al lavoro della Regione, ed entrambi ne hanno stima. Ex dirigente della Cgil, sfidante perdente di Maurizio Landini per la guida del sindacato nel 2019, da assessore venne visto con iniziale sospetto dal mondo imprenditoriale emiliano, per poi finire a guadagnarne rispetto e fiducia: è lui l’uomo che ha siglato il Patto per il lavoro della Regione che ha messo allo stesso tavolo sindacati, imprese, università ed enti locali, spesso citato con orgoglio da Bonaccini come esempio di buon governo.
Amico di Vasco Errani e Pierluigi Bersani, piace a sinistra per il percorso nella Cgil e alla parte più liberal del partito per il tasso di riformismo dimostrato; il suo nome è una possibilità ma ancora se ne discute: non è un trascinatore di folle, riconoscono nel Pd, e con i suoi 62 anni porta esperienza ma non certo l’immagine del rinnovamento.
Per questi motivi l’altro nome che gira è quello del sindaco 39enne di Ravenna, Michele De Pascale. Assurto agli onori delle cronache nazionali nei giorni terribili dell’alluvione, da sei anni è anche presidente dell’Upi, l’unione delle province italiane, ruolo in cui ha affinato le sue doti da mediatore. Che ha dimostrato quando, pur avendo in giunta i Cinque stelle, ha acconsentito di buon grado ad accogliere il rigassificatore nel suo comune e in quattro e quattr’otto è riuscito a ottenere dalla sua maggioranza l’ok alla realizzazione. C’è però chi ricorda che avrebbe ancora due anni di mandato nella città romagnola, così duramente colpita dal disastro di un anno fa: lasciarla per correre per la Regione potrebbe diventare un boomerang mediatico nelle mani della destra.
Per la stessa ragione, ma ancora più urgente, è praticamente già bruciato il terzo nome della lista condivisa Bonaccini-Schlein: avevano discusso anche di Enzo Lattuca, 36enne sindaco di Cesena ex compagno di università della segretaria, molto apprezzato dal governatore dem, ma il suo mandato è in scadenza e lui è partito con la campagna elettorale per tentare la riconferma a giugno. Cesena è tappezzata di manifesti con la sua faccia in corsa per il comune: difficile al limite dell’imbarazzante dirottarlo su un’altra partita.
Sotto i portici di Bologna si rincorrono altri nomi, ma meno quotati: dall’eurodeputata Elisabetta Gualmini, che aveva già dichiarato il desiderio di candidarsi ma che sconta i rapporti freddi col sindaco bolognese Matteo Lepore, all’assessore regionale Andrea Corsini o attuale vicepresidente Irene Priolo. Fino a Graziano Delrio, l’ex ministro che qualcuno ha tirato in ballo come mediazione tra ipotesi dal peso politico simile: lui però avrebbe già rifiutato e chiuso all’ipotesi.
A scadenza naturale, per l’Emilia-Romagna si dovrebbe votare nei primi mesi del 2025, ma se il governatore in carica si dimetterà, i tempi si accorceranno per aprire le urne tra ottobre e novembre. Ci sarebbe tempo per pensare a un candidato, ma il sogno del duo Bonaccini-Schlein sarebbe quello di suggerire un nome forte già da ora, consapevoli come sono che non appena la candidatura del presidente alle Europee sarà ufficiale, dalla destra locale partirà il tam tam: sta scappando ora che bisogna lavorare alla ricostruzione post-alluvione. Difficile però che, in piena campagna elettorale, nel clima velenoso di questi ultimi giorni, Giuseppe Conte e altri potenziali alleati facciano il favore di mettersi a un tavolo a ragionare dell’argomento. Troppi i fronti aperti in questo momento. L’Emilia-Romagna dovrà aspettare.
Fonte: LaStampa