Truffa del Bonus Cultura: Un Fenomeno Sconcertante in Toscana
Un gran numero di giovani senesi ha subito una truffa legata al bonus cultura di 500 euro, un aiuto finanziario riconosciuto dal Ministero ai neo-diciottenni, di cui molti hanno scoperto essere stati vittime. Questo episodio rappresenta solo una parte di un fenomeno più ampio, il quale ha spinto il Centro operativo per la sicurezza cibernetica toscano ad intervenire dopo un’indagine avviata dalla procura della repubblica di Firenze. L’illecita riscossione del bonus, destinato ad acquistare dischi, libri, corsi di lingua e biglietti per eventi culturali, ha messo in luce le vulnerabilità presenti nel sistema. Fin da quell’estate del 2023, le segnalazioni ricevute dal nostro giornale hanno rivelato che il sistema di identificazione digitale, lo Spid, era facilmente duplicabile, richiamando l’attenzione delle forze dell’ordine, riporta Attuale.
Il modus operandi dei truffatori si è reso evidente attraverso dieci perquisizioni condotte e altrettante denunce a carico di individui, di età compresa tra i 22 e i 64 anni, accusati di frode informatica, truffa aggravata e riciclaggio. Quasi tutti erano disoccupati e operavano attraverso una rete di spid paralleli attivati presso autorità di registrazione sotto il loro controllo. Agendo in nome dei legittimi beneficiari, questi malviventi riuscivano a generare voucher del bonus cultura, che venivano poi utilizzati in esercizi commerciali gestiti dagli stessi criminali.
Un’analisi condotta dalla polizia ha rivelato che circa 2500 spid irregolari erano stati utilizzati per emettere quasi 2000 voucher, convalidati da sette esercenti fittizi sparsi in diverse regioni italiane. Grazie all’efficace lavoro della polizia cibernetica, il Ministero ha prontamente sospeso i rimborsi illeciti, bloccando così un potenziale danno economico di circa 400mila euro. Durante le perquisizioni, condotte con il supporto delle forze di polizia di Piemonte, Umbria, Campania e Puglia, sono state rinvenute credenziali spid, firme digitali, apparecchi POS, conti correnti e carte utilizzate per perpetrare la frode.
I dispositivi informatici sequestrati ora saranno analizzati per fare luce su un sistema di truffa orchestrato su larga scala. È emerso che alcuni dei giovani truffati erano stati contattati tramite i social media, dove veniva loro proposta la possibilità di monetizzare il bonus, un’opzione che contravviene chiaramente alle disposizioni normative vigenti. Questo caso costituisce un allerta significativa sulla sicurezza dei dati e sull’importanza di proteggere le credenziali digitali degli utenti.