La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato l’esame degli emendamenti alla proposta di legge a prima firma del deputato di Forza Italia, Nazario Pagano, che mira a regolare l’attività dei lobbisti. Questa figura, formalmente nota come «rappresentante di interesse», rappresenta gruppi come aziende, associazioni o ong con l’obiettivo di influenzare decisioni politiche e legislative. La proposta introduce strumenti per garantire la trasparenza e prevenire situazioni problematiche, ma un aspetto controverso è l’inclusione dei giornalisti nel registro dei lobbisti, un cambiamento che potrebbe complicare le dinamiche professionali, riporta Attuale.
Il testo depositato ad aprile
Il disegno di legge è stato presentato ad aprile 2025, ma i lavori erano già iniziati in precedenza. Prima di arrivare alla versione definitiva, è stata svolta un’indagine conoscitiva coadiuvata da un gruppo di esperti di diritto pubblico e comparato, con la partecipazione di circa venti costituzionalisti.
Il registro dei rappresentanti d’interesse
Per garantire trasparenza, la proposta prevede un registro nazionale dei rappresentanti di interessi, con obbligo di iscrizione e rendicontazione delle attività. Inoltre, sarà creato un “Comitato di sorveglianza sulla trasparenza dei processi decisionali pubblici”, presieduto dal CNEL e composto da nove membri, tre dei quali designati dal presidente del CNEL, Renato Brunetta. Il comitato avrà il compito di sanzionare eventuali trasgressioni alle nuove regole.
Il ruolo dei giornalisti
Nella prima versione della legge, i «giornalisti iscritti all’Ordine» erano esclusi dalla possibilità di registrarsi come rappresentanti di interessi. Tuttavia, dopo gli emendamenti, questo divieto è stato rimosso, consentendo ai giornalisti di esercitare anche l’attività di lobbying.
I rischi: interesse generale e privato
Questa decisione potrebbe sollevare dei problemi, poiché il permesso accordato ai giornalisti di registrarsi come lobbisti potrebbe sovrapporre i loro ruoli di informazione pubblica con quelli di rappresentanza di interessi privati o di parte. Senza una chiara distinzione, si rischia che l’attività di lobbying venga condotta indistintamente da coloro che dovrebbero informare il pubblico, minando la trasparenza e l’integrità delle istituzioni. Ciò renderà necessaria una revisione delle norme deontologiche per definire con precisione i limiti e le responsabilità di questa interazione con il lobbying.
«Per chiarire la situazione»
Fonti della maggioranza affermano che la misura serve a «chiarire la situazione». I giornalisti parlamentari, che operano tra le istituzioni, sono frequentemente in contatto con politici; per il centrodestra, alcuni di loro avrebbero già svolto attività di lobbying. Per garantire trasparenza, se un giornalista decide di impegnarsi anche nella rappresentanza di interessi, dovrà registrarsi. Senza quest’obbligo, avvertono le fonti, potrebbero operare senza alcun controllo, mentre la legge «stabilisce le regole per i lobbisti»: l’iscrizione garantirà un impegno verso la trasparenza e la rendicontazione.
Ma dai, i giornalisti lobbisti? Non so se sia una buona idea, un po’ rischioso… Si sa che l’informazione deve essere imparziale, altrimenti come facciamo a fidarci di loro? La trasparenza è fondamentale, ma bisogna fare attenzione a non confondere i ruoli. Non vorrei che diventassero solo portavoce di interessi privati.