Il “partito del non voto” ha trionfato alle recenti elezioni regionali in Italia, registrando livelli storici di astensione in tutte le regioni, riporta Attuale. Infatti, nell’ultima tornata elettorale, l’affluenza è scesa al di sotto del 50%: in Campania ha toccato il 44,04%, in Puglia il 41,86% e in Veneto il 44,56%. Questa tendenza mette in luce un crescente disinteresse verso il processo elettorale rispetto alle regionali del 2020.
La situazione attuale rientra in un panorama più ampio di disaffezione, simile a quanto osservato alle elezioni europee del 2024, quando l’affluenza si era attestata al 49,69%. Valeria Torta, responsabile per gli Affari istituzionali dell’Associazione 20 e 30, ha sottolineato che è necessario intraprendere azioni per coinvolgere gli elettori, anche solo cercando di persuadere lo 0,01% della popolazione a esercitare il proprio diritto di voto. Per affrontare questa crisi, l’associazione ha identificato tre punti cruciali per invertire la rotta del disinteresse.
Calo stabile al -15% tra i giovani under 35
Pur attendendo l’analisi dettagliata sull’astensionismo tra i giovani, prevista per i giorni successivi alle elezioni, Torta ha evidenziato che si prevede un calo del 15% nella partecipazione degli under 35, un dato consolidato che persiste da diversi appuntamenti elettorali.
Perché i giovani non vanno a votare?
Quali sono le ragioni che allontanano i giovani dalle urne? Secondo il manifesto del “partito degli astensionisti”, molti giovani ritengono che i politici propongano riforme per aumentare il consenso, piuttosto che per costruire un futuro solido. Si sentono ricordati dai rappresentanti solo durante le campagne elettorali e lamentano che la politica riduce il dibattito a slogan, escludendo le promesse fatte precedentemente e ignorando i bisogni reali dei cittadini.
Rappresentatività: più consiglieri under 35 nelle liste
Per migliorare la partecipazione giovanile, Torta propone tre strategie: aumentare la rappresentatività, affrontare temi rilevanti e formare i giovani alla decisione. La prima chiave è garantire la presenza di giovani under 35 nelle liste elettorali in posizioni di rilevanza e non solo per completare le candidature. Un esempio positivo è l’elezione di un presidente di Regione di 33 anni in Veneto, Alberto Stefani, ma nonostante questo, il fenomeno dell’astensionismo tra i giovani rimane preoccupante. È cruciale, pertanto, aumentare il numero di giovani all’interno della macchina elettorale, specialmente tra i consiglieri, che sono gli operatori più vicini alle esigenze del territorio.
Temi concreti, più spazio di discussione
Non basta proiettare un’immagine giovane nella politica: occorre affrontare anche la sostanza delle proposte. Torta suggerisce che le tavole tematiche dovrebbero essere attivate in modo permanente e non solo pochi mesi prima delle elezioni, consentendo così ai giovani di partecipare attivamente al dibattito pubblico durante l’anno.
Piattaforme comunali di consultazione pubblica
Infine, è essenziale riabitare i giovani all’azione di voto attraverso iniziative locali. Torta propone di utilizzare piattaforme di consultazione pubblica, che permettano ai cittadini di partecipare a decisioni concrete e di percepire l’impatto del loro voto. Un’iniziativa di questo tipo rappresenterebbe un percorso educativo che incoraggia un coinvolgimento continuo nella vita comunitaria. Inoltre, la recente introduzione della Valutazione di impatto generazionale nel Ddl semplificazione normativa può rappresentare un’opportunità per includere ulteriormente i giovani nei processi decisionali pubblici.
L’astensionismo per qualcuno è vantaggioso
Un ulteriore ostacolo da considerare è la disparità degli effetti dell’astensionismo sui diversi attori politici. Torta evidenzia che in alcuni casi, una bassa affluenza può rafforzare l’elettorato già fidelizzato e propenso al voto. Questo fenomeno non è limitato a un solo partito, ma è intrinseco al funzionamento del sistema elettorale. Per questo motivo, è necessario un impegno collettivo delle forze politiche per affrontare l’astensionismo come priorità comune, piuttosto che un tema di opportunità temporanea. Secondo 20e30, il rilancio della partecipazione deve necessariamente partire dal basso, dai cittadini e dai territori.