Chiesto il processo per il ministro Santanché

04.07.2024
Chiesto il processo per il ministro Santanché
Chiesto il processo per il ministro Santanché

La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per la ministra del turismo accusata di falso in bilancio sul caso Visibilia, il gruppo fondato dalla senatrice di Fratelli d’Italia

La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per la ministra del Turismo Daniela Santanchè e altre 16 persone, tra cui il compagno Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero e per tre società nel filone dell’inchiesta per falso in bilancio sul caso Visibilia, il gruppo fondato dalla senatrice di Fratelli d’Italia e dal quale ha dismesso cariche e quote nel 2022.

Per il 9 ottobre è inoltre fissata l’udienza preliminare per la prima tranche sulla vicenda Visibilia, che vede imputati, per truffa aggravata all’Inps sulla cassa integrazione nel periodo Covid, Santanchè e altre due persone, tra cui Kunz, e due società.

Cos’è il caso Visibilia

Era giugno 2023 quando le telecamere di Report avevano documentato le molte presunte irregolarità delle aziende controllate dalla ministra del Turismo Daniela Santanché. L’inchiesta, chiamata ironicamente “Open to fallimento” puntava il dito soprattutto su due società riconducibili alla ministra: il colosso del biologico Ki Group e l’azienda editoriale Visibilia. I problemi legati a queste due aziende sarebbero molti: dal mancato saldo delle forniture a bilanci in rosso poco trasparenti, fino a lavoratori che ancora aspetterebbero la liquidazione.

Sotto i riflettori i debiti della Ki Group, l’azienda di alimentare biologico che Santanché avrebbe acquisito assieme all’ex compagno. La Ki Group avrebbe accumulato fino a 8 milioni di euro di debiti con i fornitori. Per scongiurare il fallimento i due avrebbero aperto una nuova società, la Ki Group S.r.l. La conseguenza? L’entrata in crisi di una società fornitrice l’ AT&B. E il passaggio non sarebbe stato indolore: tra una società e l’altra ci sarebbero stati dei licenziamenti. I dipendenti hanni raccontato a Report di aspettare ancora il TFR, il trattamento di fine rapporto, che non sarebbe mai stato erogato. 

Nel caso della Visibilia S.r.l. a essere contestato legalmente c’è un caso di cassa integrazione per una dipendente che avrebbe però continuato a lavorare regolarmente. L’accusa è, in questo caso, quella di truffa ai danni dello Stato. Ma sono sotto i riflettori anche molte manovre “disinvolte” di compravendite e prestiti di cui si è occupata in maniera esaustiva Milano Today.

La cassa integrazione per pagare i dipendenti

Lo scorso 3 maggio le indagini della Procura di Milano avevano portato al rinvio a giudizio di Daniela per la prima tranche dell’inchiesta Visibilia che verteva su presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione in deroga Covid con alcuni lavoratori di Visibilia messi indebitamente in cassa integrazione a zero ore e pagati con denaro pubblico per un totale di oltre 126 mila euro versati complessivamente dall’Inps dopo gli aiuti varati dal governo Conte 2. Secondo gli inquirenti, i 13 dipendenti avrebbero però continuato a lavorare. In una relazione della guardia di finanza depositata in procura emergerebbe come la scelta di ricorrere alla Cigs (Cassa integrazione guadagni straordinaria) sarebbe presa insieme a Dimitri Kunz D’Asburgo, il compagno di Daniela Santachè, e da Paolo Giuseppe Concordia, il responsabile delle tesorerie di Visibilia Group. Dalle loro conversazioni, rileva la guardia di finanza nella relazione, emergerebbe la “consapevolezza” dello schema “illecito”.

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