Incendiari attacchi alla Global Sumud Flotilla in Tunisia: ricostruzione e dettagli sull’ordigno
Dopo gli attacchi incendiari in due giorni consecutivi contro due barche della Global Sumud Flotilla mentre erano alla fonda al largo del porto di Sidi Bou Said, in Tunisia, è possibile fare una ricostruzione solida di cosa è successo e come funzionano queste operazioni, riporta Attuale.
L’8 e il 9 settembre, attorno a mezzanotte, due congegni incendiari hanno causato un principio di incendio prima a bordo della Family e circa ventiquattr’ore dopo a bordo della Alma. Gli equipaggi di entrambe le imbarcazioni hanno spento subito le fiamme. Non ci sono stati feriti e i danni sono minimi.
Subito dopo il primo attacco, la Guardia nazionale tunisina aveva sostenuto che l’incendio fosse stato causato da un mozzicone di sigaretta gettato su una pila di giubbotti di salvataggio. Tuttavia, questa versione è stata smentita dai video delle telecamere di sicurezza a bordo delle due imbarcazioni, che mostrano un oggetto in fiamme precipitare dall’alto. La sera del 10 settembre, il ministero dell’Interno tunisino ha dichiarato che «è un assalto premeditato».
La differenza tra il primo e il secondo attacco è che dopo il secondo sono stati trovati i resti del congegno incendiario. Il fotografo Mauricio Morales dalla barca Alma ha inviato due fotografie ad Al Jazeera. I resti mostrano un cilindro metallico avvolto dai rimasugli bruciacchiati di uno zaino o di una sacca in plastica, con una fibbia ancora visibile.
Dopo il primo attacco, l’attivista portoghese Miguel Duarte ha riferito di aver visto un drone volare quattro metri sopra la sua testa. Ha raccontato che il drone si è fermato, si è spostato lentamente verso la parte anteriore della barca e ha fatto cadere «quella che ovviamente era una bomba, ci sono state grandi fiamme e potevamo essere uccisi».
Secondo un militare italiano esperto del settore, che preferisce rimanere anonimo, l’ordigno non sembra essere una granata esplosiva, il che spiega l’assenza di fori causati da esplosioni e schegge. Si tratta di un congegno prodotto per illuminare o bruciare, mantenuto insieme a del liquido infiammabile e funzionante come una bomba Molotov.
Le bombe Molotov sono armi incendiarie rudimentali formate da una bottiglia di vetro piena di liquido infiammabile mescolato a un fluido viscoso, tipo sapone per piatti, e un pezzo di stoffa inserito nel collo. Quando la bottiglia si rompe, il liquido infiammabile prende fuoco e si attacca al bersaglio.
I giornalisti del sito investigativo Bellingcat hanno mostrato le fotografie e il filmato a un gruppo di esperti. N.R. Jenzen-Jones, dell’Armament Research Services, ha affermato: «Sembrano mostrare quella che di solito sarebbe una munizione lanciata a mano. Potrebbe trattarsi di una granata incendiaria o fumogena, utilizzata per accendere un composto incendiario contenuto nel sacchetto».
In sintesi, gli esperti concordano che l’ordigno che ha colpito la barca era un dispositivo incendiario improvvisato. Bellingcat ha poi chiesto a Faine Greenwood, esperta di droni, di analizzare il video del primo attacco. Dopo averlo visionato, ha affermato: «La natura del suono registrato, la traiettoria dell’esplosivo sganciato e la vicinanza dell’imbarcazione alla costa mi fanno ritenere altamente plausibile che si sia trattato di un attacco con drone».
I droni possono essere di due tipi: ad ala fissa, in grado di volare per grandi distanze, o multirotore, più manovrabili ma con un raggio d’azione limitato. Le barche della Global Sumud Flotilla colpite erano ferme a un paio di chilometri dalla costa della Tunisia quando sono state attaccate. L’ipotesi più accreditata al momento è che qualcuno sulla costa o su una barca vicina abbia lanciato un drone con un ordigno incendiario, mirando a intimidire i membri della Flotilla senza alcun grande danno, grazie alla tempestiva reazione degli equipaggi.