Debolezza della Cop30: Fissata la soglia di 1,5°C senza strumenti concreti
La Global Mutirão Decision, che ha chiuso sabato sera la trentesima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sul Cambiamento climatico (Cop30), è stata definita debole. “La Cop ha ribadito la soglia di 1,5°C come riferimento dell’Accordo di Parigi, ma senza strumenti concreti per centrarla”, afferma l’analisi di Italian Climate Network. I combustibili fossili non vengono menzionati e la transizione energetica è trattata solo indirettamente, con riferimento all’accordo finale di Cop28 di Dubai, dove si stabiliva il “transitioning away” dalle fonti fossili. La “Cop della verità”, come l’aveva definita il presidente brasiliano Lula, si è trasformata in una serie di piccoli passi, in un contesto geopolitico poco propenso a misurare la febbre della Terra, riporta Attuale.
Il testo Mutirão è diventato il principale campo di battaglia politico tra l’Unione Europea e i Paesi arabi, oltre al blocco LMDC (Paesi in via di sviluppo tra cui India, Cina, Arabia Saudita e Bolivia). Il nuovo obiettivo finanziario di adattamento, fissato per il 2035 invece del 2030, ha subito una significativa debolezza a causa della resistenza dei Paesi sviluppati, nonostante preveda un finanziamento triplicato fino a 120 miliardi di dollari, mantenuto nel pacchetto concordato a Baku l’anno scorso, che include diverse fonti di finanziamento, compresi i prestiti.
La Cina ha ottenuto il riconoscimento che le misure commerciali unilaterali sono dannose, stabilendo un dialogo triennale per rispondere alle richieste dei Paesi in via di sviluppo. È stato creato un programma di lavoro biennale per affrontare l’articolo 9.1 dell’accordo di Parigi, ma per conciliarsi con i Paesi sviluppati, questo è stato assorbito nel contesto più ampio dell’articolo 9, riguardante varie fonti di finanziamento.
Il punto più debole del testo riguarda l’attuazione dell’Accordo di Parigi. Si prevede un vago Global Implementation Accelerator con un mandato generico di “supportare i Paesi” nell’attuazione dei loro obiettivi climatici. Un rapporto sarà prodotto dalle presidenze di COP30 (Brasile) e COP31 (Turchia) e consegnato alla fine del 2026. È stata istituita anche la “Missione Belém per 1,5°C” che avrà un mandato simile per un periodo di tre anni, guidata dalle COP 29, 30 e 31.
Nel discorso di apertura della COP, Lula aveva sottolineato la necessità di “superare la dipendenza dai combustibili fossili” e di eliminare la deforestazione, raccogliendo il sostegno di 82 Paesi. Tuttavia, ciò non è bastato a rompere il fronte dei contrari, capeggiato dai Paesi del Golfo e dai membri del blocco Brics, produttori di gas e petrolio. La Colombia ha avanzato una “road map” per una transizione “giusta ed equa” dai combustibili fossili, che sarà al centro di una conferenza ad aprile, co-sponsorizzata dai Paesi Bassi. Durante la plenaria finale a Belém, il presidente brasiliano della Cop30, l’ambasciatore André Corrêa do Lago, ha annunciato l’avvio “ex officio” di due road maps, una sulla transizione dai combustibili fossili e l’altra sulla fine della deforestazione, utilizzando il suo ruolo di presidente per tutto il prossimo anno.
La Cop30 ha prodotto anche un pacchetto di 15 decisioni che coprono argomenti dalla “transizione giusta” agli indicatori di adattamento, per misurare le azioni intraprese contro gli effetti del cambiamento climatico. Tra le decisioni più rilevanti, si è stabilito lo sviluppo, entro la COP31, di un meccanismo istituzionale chiamato BAM (Belém Action Mechanism) e si è riaffermato l’importanza dei finanziamenti pubblici per sostenere i Paesi in via di sviluppo nella loro transizione.
Inoltre, sono stati adottati 59 indicatori per l’obiettivo globale sull’adattamento (GGA), con la creazione di un processo biennale di allineamento politico, la “Belém-Addis Adaptation Vision”. Infine, per la prima volta, sono stati riconosciuti nel testo della Mutirão Decision i diritti dei popoli indigeni e le popolazioni afro-discendenti, inclusi nei vari testi UNFCCC.