Dopo la sentenza della Cassazione che ha accolto il ricorso di un automobilista di Treviso si apre un nuovo fronte giudiziario
Perché si parla di autovelox omologati?
Da poco, la Cassazione ha pubblicato la sentenza relativa al ricorso di un automobilista di Treviso, per un’infrazione rilevata due anni fa. La Suprema Corte ha accolto il ricorso perché l’impianto in questione era soltanto «autorizzato», ma non «omologato». Questione già rilevata in svariate occasioni negli ultimi 15-20 anni, ma tornata di attualità quando il governo ha manifestato l’intenzione di modificare il Codice della Strada. Comprese le parti dove è previsto l’utilizzo delle apparecchiature elettroniche di rilevazione delle infrazioni, fra tutte autovelox e photored.
Qual è la differenza tra impianto autorizzato e impianto omologato?
L’autorizzazione è legata all’installazione e di solito viene rilasciata dal Comune dove l’impianto deve essere collocato. L’omologazione è rilasciata dal ministero dei Trasporti e certifica la conformità dell’apparecchiatura agli standard previsti per il corretto funzionamento.
Quali altre caratteristiche deve avere l’autovelox?
Ogni apparecchiatura deve avere il certificato di revisione annuale, che serve a garantire l’adeguatezza dello strumento agli standard previsti dal ministero dei Trasporti. La data di revisione deve essere indicata nel verbale di contestazione dell’infrazione, al pari degli estremi di autorizzazione e omologazione.
Quante sono le multe che potrebbero essere annullate per effetto di quest’ultima sentenza della Cassazione?
Con ogni probabilità, molto poche. Bisogna tenere in considerazione che i termini per un ricorso contro un verbale sono di 30 o 60 giorni, a seconda che venga indirizzato al giudice di pace oppure al Prefetto.
Quali sono le regole per un ricorso?
Entro 30 giorni dalla data di notifica, è possibile fare ricorso al giudice di pace. Per avviare la procedura, è necessario pagare un «contributo unificato» di 43 euro, ma è anche consigliato spedire la documentazione con raccomandata con ricevuta di ritorno, aggiungendo alla spesa altri 7-8 euro. Il ricorso deve essere, comunque, compilato in punta di diritto, citando con chiarezza quali sono i motivi dell’impugnazione e gli eventuali profili di nullità (chi ha ricevuto il verbale non era alla guida del veicolo, il verbale non riporta gli estremi di autorizzazione o omologazione o anche revisione dell’autovelox, solo per citare alcuni elementi). Per questo è consigliabile farsi consigliare da un legale o da un’associazione di consumatori. Ma c’è anche un’altra possibilità. Il ricorso può essere indirizzato anche la Prefetto, entro 60 giorni dalla notifica del verbale. Però, a differenza del giudice di pace che ha discrezionalità in materia, nell’eventualità che il Prefetto decida di respingere il ricorso sarà necessario pagare il doppio della sanzione prevista in origine.
Quanti sono i rilevatori elettronici di infrazioni in Italia?
Secondo il sito di Autovelox.it sono 11.292. L’Italia è al terzo posto nel Mondo, dopo Russia (18.425) e Brasile (17.910).
Quanti sono quelli in regola con la normativa?
Su questa materia, non ci sono stime certe. Ma considerando che la materia è dibattuta da anni ed è interesse delle Amministrazioni essere in regola, è ragionevole ritenere che l’85-90 per cento degli impianti abbiano le caratteristiche previste dalla normativa in vigore.
Fonte: LaStampa