Cos’è la “marcia verso Gaza” che ha portato all’arresto di centinaia di persone in Egitto

14.06.2025 09:48
Cos'è la "marcia verso Gaza" che ha portato all'arresto di centinaia di persone in Egitto

La situazione della protesta a Gaza: oltre 200 arresti e difficoltà per i manifestanti

Negli ultimi giorni, le autorità egiziane hanno preso misure drastiche in risposta all’afflusso di manifestanti a Il Cairo, arrestando più di 200 persone arrivate da vari paesi per partecipare alla “Global March to Gaza”, un’importante manifestazione di protesta contro l’invasione israeliana della Striscia di Gaza. Queste azioni frigido contro la popolazione palestinese, in particolare il controllo sull’entrata di beni alimentari, medicinali e altri articoli di prima necessità, sono al centro dell’indignazione dei manifestanti, riporta Attuale.

Tra coloro che sono stati arrestati ci sono cittadini statunitensi, olandesi, australiani, francesi, spagnoli, marocchini e algerini, un numero che costituisce solo una frazione dei circa 4.000 partecipanti previsti, provenienti da oltre 40 paesi. Gli organizzatori hanno affermato che giovedì, migliaia di persone si trovavano in Egitto, anche se non è chiaro quante di queste siano effettivamente riuscite ad arrivare nel paese.

Il varco di Rafah, scelto come location simbolica per la manifestazione, è uno dei pochi punti di accesso nella Striscia per ricevere cibo e beni di prima necessità, il cui ingresso è controllato da Israele. Nella città di Rafah si trova un punto di distribuzione del cibo operato dalla Gaza Humanitarian Foundation, emanazione del controllo israeliano sulla distribuzione alimentare, utilizzando la fame come strumento di pressione sulla popolazione locale.

Oltre 200 arresti sono stati effettuati, con alcuni manifestanti fermati e interrogati immediatamente all’arrivo all’aeroporto del Cairo e altri rintracciati negli hotel. Dopo l’interrogatorio, diversi manifestanti sono stati rilasciati, mentre altri sono stati espulsi, con rapporti che indicano almeno decine di espulsioni verso Istanbul, in Turchia.

Venerdì, un certo numero di manifestanti ha tentato di dirigersi verso Rafah, ma le possibilità di realizzare la manifestazione appaiono sempre più incerte. Il programma prevedeva che i manifestanti partissero in pullman il 13 giugno per raggiungere al Arish, successivamente marciando per 48 chilometri verso Rafah, ma l’Egitto non ha fornito i permessi necessari, di fatto negando l’autorizzazione alla protesta.

Attraverso interviste e comunicazioni via social, i manifestanti stanno scrivendo aggiornamenti sulla situazione attuale. Alcuni sono ancora a Il Cairo e riferiscono di essere oggetto di sorveglianza da parte della polizia, impossibilitati a lasciare la città. Altri hanno tentato di proseguire verso Rafah, ma sono stati fermati e detenuti dalla polizia, con passaporti ritirati e accesso negato. Venerdì, diversi manifestanti sono stati bloccati a un checkpoint tra Il Cairo e Ismailia, a circa 120 chilometri dal confine di Rafah.

La delegazione italiana presente a Il Cairo ha dichiarato di non avere intenzione di abbandonare la capitale egiziana, cercando di mantenere la protesta pacifica come previsto. Alcuni manifestanti diretti verso Ismailia non avrebbero seguito un piano concordato, portandoli a subire attacchi e deportazioni da parte delle forze dell’ordine.

Gli organizzatori hanno chiarito l’intento di raggiungere Rafah per richiedere l’apertura del valico e la garanzia di accesso ai beni essenziali per la Striscia. Mercoledì, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha espresso previsioni secondo le quali il governo egiziano avrebbe impedito l’ingresso dei manifestanti al confine con Gaza.

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