Critica degli avvocati al Dl Sicurezza: “Potrebbe danneggiare il disagio sociale anziché proteggere la collettività”

16.06.2025 13:55
Critica degli avvocati al Dl Sicurezza: “Potrebbe danneggiare il disagio sociale anziché proteggere la collettività”

Critiche al Decreto Sicurezza: Un’Analisi Approfondita

Roma, 16 giugno 2025 – Il Avvocato Mario Scialla dell’Ocf (Organismo Congressuale Forense) ha messo in discussione il Dl Sicurezza, definendolo come un esempio di utilizzo punitivo e simbolico del diritto penale. “Questo decreto non si occupa realmente delle cause dell’insicurezza, ma mira a costruire consenso sfruttando l’allerta sociale. C’è il rischio di impiegare il diritto penale come strumento di comunicazione politica. Inasprire le pene e introdurre nuove fattispecie di reato – quattordici in tutto, molte delle quali sono ripetizioni di norme già esistenti – non contribuisce a migliorare la sicurezza, ma mina i principi fondamentali del nostro ordinamento”, riporta Attuale.

Uno dei punti critici riguarda i nuovi reati introdotti. “Ci sono vari aspetti problematici. Ad esempio, l’introduzione della resistenza passiva come reato, che comporta la possibilità di pena detentiva. Inoltre, l’aggravamento delle pene per accattonaggio, specialmente se coinvolge minori, e la criminalizzazione dell’occupazione arbitraria di immobili, che conferisce immediato potere di sgombero alle forze dell’ordine. Queste norme, alla prova dei fatti, colpiranno maggiormente la marginalità e il disagio sociale piuttosto che proteggere realmente la collettività”, spiega Scialla.

Un ulteriore aspetto discussivo è rappresentato dalla modifica del codice penale riguardo alle madri rom. “Facilitare la detenzione di madri con bambini piccoli, togliendo al giudice ogni margine di valutazione, rappresenta una scelta che rischia di essere più dannosa del problema stesso. Tale misura colpisce sproporzionatamente le fasce deboli, come le donne rom, già in situazioni di precarietà. È preoccupante che in casi così delicati, il giudice perda la possibilità di valutare ogni situazione concreta e di esercitare il proprio giudizio discrezionale”, continua l’Avvocato.

Riguardo all’eccesso di nuove fattispecie penali, Scialla concorda. “Il sistema penale italiano è già complesso, e l’aggiunta di ulteriori reati, spesso senza un approccio sistemico e a rischio di duplicazione di norme esistenti, genera solo confusione, andando contro i principi costituzionali di chiarezza e proporzionalità della pena. Invece di optare per un diritto penale essenziale, si sceglie un approccio massimalista, anacronistico. La storia dimostra che i problemi sociali non si risolvono con il panpenalismo”.

Un’altra norma controversa è l’articolo 31, che estende i poteri degli agenti dei servizi segreti per affrontare reati gravi. “Pur comprendendo la necessità di strumenti adeguati contro il terrorismo, l’estensione della copertura penale per gli 007 all’autorizzazione non solo alla partecipazione, ma anche alla direzione di associazioni sovversive o armate, crea un contesto pericoloso. È essenziale non derogare a principi fondamentali del diritto penale e del controllo democratico, evitando la creazione di aree d’ombra all’interno dell’ordinamento”, afferma Scialla.

Le nuove norme sembrano anche penalizzare il diritto di protesta. “Infatti, il nuovo reato di bloccare strade, anche attraverso sit-in o manifestazioni, insieme alle aggravanti per i reati commessi vicino a stazioni e mezzi pubblici, rappresentano un chiaro intento di reprimere il dissenso. Non si può sacrificare la libertà di manifestare per un’idea di sicurezza intesa esclusivamente come ordine pubblico. Il cittadino non deve essere considerato come un nemico predefinito”, sottolinea l’Avvocato.

Infine, Scialla esprime preoccupazione per la “flagranza differita”. “Sì, perché introduce pericoli significativi; permettere arresti giorni dopo una manifestazione basandosi su video crea un precedente rischioso, in cui l’immediatezza dell’accertamento è sostituita da valutazioni postume”, conclude.

In ultima analisi, Scialla delinea un quadro preoccupante per la società che questo decreto potrebbe generare. “Si profila una società chiusa, spaventata e repressiva, dove si crede che più carcere equivalga a più giustizia. Noi riteniamo che solo un diritto penale liberale, proporzionato e garantista possa garantire una sicurezza autentica e duratura. Inoltre, c’è il rischio di vanificare i progressi fatti con la riforma della giustizia nel processo penale, che ha un orientamento decisamente liberale e garantista”.

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