Dai bombardamenti al cessate il fuoco in 48 ore

25.06.2025 12:55
Dai bombardamenti al cessate il fuoco in 48 ore

Trump e il conflitto Iran-Israele: Tra attacchi e negoziati

In un lasso di tempo sorprendentemente breve, il presidente statunitense Donald Trump ha evoluto la sua posizione da attacchi militari in Iran a un appello deciso per un cessate il fuoco, riuscendo a ottenere tale accordo. Quest’approccio, descritto dal Washington Post come una strategia di «colpire forte e uscire rapidamente», è stato adottato da Trump in molteplici situazioni diplomatiche complesse, riporta Attuale.

Secondo vari report dei media statunitensi, Trump ha iniziato a trattare un cessate il fuoco tra Iran e Israele immediatamente dopo il bombardamento statunitense contro l’Iran, avvenuto nella notte fra sabato e domenica in Italia. Uscito dalla Situation Room, dove si occupa delle questioni di sicurezza nazionale, ha telefonato al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, informandolo della conclusione delle operazioni militari americane e insistendo sulla necessità di fermare i bombardamenti israeliani.

Coerentemente con questa linea, Steve Witkoff, il negoziatore di Trump per il Medio Oriente, ha contattato Abbas Araghchi, il ministro degli Esteri iraniano, per esprimere la necessità di tornare al tavolo delle trattative, suggerendo che un’ulteriore escalation da parte degli Stati Uniti potesse causare danni maggiori all’Iran.

Dopo l’attacco degli Stati Uniti alle strutture nucleari iraniane, si attendeva una reazione militare da parte dell’Iran, che si è concretizzata lunedì sera. L’Iran ha lanciato 19 missili contro la base militare americana di al Udeid in Qatar, ma prima ha avvertito il governo qatariota che a sua volta ha informato gli Stati Uniti. Fortunatamente, la maggior parte dei missili è stata intercettata, eccezion fatta per uno, che è stato lasciato cadere in un’area deserta, senza causare danni significativi.

Il regime iraniano non poteva ignorare l’aggressione statunitense, poiché era fondamentale per la propria immagine interna poter mostrare una reazione al nemico. Tuttavia, l’Iran ha cercato di evitare un’escalation militare, consapevole delle proprie limitate capacità e degli svantaggi derivanti da un conflitto prolungato.

Trump ha dimostrato di comprendere la risposta iraniana, postando sui social media che «l’importante è che gli iraniani si siano sfogati completamente, così da sperare che non ci sarà ulteriore ODIO».

Subito dopo l’attacco iraniano, Trump ha chiesto all’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, di fungere da intermediario per negoziare un cessate il fuoco. L’accordo è stato raggiunto, e Trump ha celebrato l’esito sui suoi social media con un «CONGRATULAZIONI A TUTTI!».

Un cessate il fuoco era vantaggioso per tutte le parti coinvolte: gli Stati Uniti desideravano evitare un coinvolgimento prolungato in una guerra in Medio Oriente; Israele aveva già colpito gli obiettivi prefissati; infine, l’Iran, indebolito, cercava un modo per disimpegnarsi dal conflitto in modo dignitoso, soprattutto dopo aver dimostrato la propria reattività attraverso l’attacco aerei.

Tuttavia, nonostante l’accordo, la situazione si è rivelata fragile. Iran e Israele si sono accusati reciprocamente di aver violato le condizioni dell’accordo, mentre Trump ha rimproverato entrambi, commentando che «non sanno cosa cazzo stanno facendo». È stata inusuale una tale critica nei confronti di Israele da parte di un presidente statunitense, ma Trump ha avvertito: «NON LANCIATE QUELLE BOMBE. SE LO FATE È UNA GRAVE VIOLAZIONE». Anche una telefonata con Netanyahu ha avuto luogo, con Trump che gli chiedeva di fermare gli attacchi, e sembra che Netanyahu abbia accolto l’invito.

Il cessate il fuoco voluto da Trump presenta diverse incertezze. Le analisi iniziali suggeriscono che i bombardamenti statunitensi e israeliani abbiano inflitto relativamente pochi danni al programma nucleare iraniano. Ciò comporterà probabilmente la necessità di nuovi negoziati, mentre la minaccia nucleare iraniana rimarrà un tema caldo nel contesto geopolitico attuale.

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