Secondo fonti Ue, il governo di Giorgia Meloni starebbe lavorando a stretto contatto con Bruxelles per un accordo con il “macellaio” Bashar al-Assad. Sullo sfondo, i 400mila sfollati in Medio Oriente che potrebbero partire alla volta dell’Europa
L’Italia starebbe esercitando pressioni nei confronti dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, per una verifica sull’esistenza di aree della Siria che possano essere considerate sicure per il rientro di alcune categorie di richiedenti asilo. È quanto è emerso alla vigilia del summit Ue che si è aperto a Bruxelles, dove il tema delle migrazioni sarà al centro delle discussioni dei leader.
Le piattaforme di sbarco
Tra le proposte sul tavolo c’è quella sulle piattaforme di sbarco, ossia l’apertura di centri di accoglienza in Paesi extra-Ue dove far sbarcare i migranti soccorsi in mare o dove riportare i migranti sbarcati irregolarmente sulle coste europee. Una proposta che era stata avanzata già nel 2018, ma che si arenò per la mancanza di consenso tra i Paesi che avrebbero dovuto accettare di diventare una sorta di camera di compensazione dei migranti che vogliono raggiungere l’Ue.
Qualcosa sta cambiando (forse)
Stando a fonti europee, però, oggi l’idea potrebbe incontrare meno ostacoli. L’Albania ha acconsentito a creare una piattaforma di sbarco sul suo territorio in accordo con l’Italia. Un patto che Ursula von der Leyen vede come un modello: in una lettera inviata ai leader dei 27 Stati membri in vista del summit di Bruxelles, la presidente della Commissione europea cita proprio l’accordo tra Roma e Tirana, sottolineando che l’attuazione dell’intesa potrebbe dare “lezioni pratiche” al resto del blocco.
I nodi
Le piattaforme di sbarco potrebbero aggirare uno dei nodi centrali che il nuovo Patto Ue sulle migrazioni ha promesso di affrontare: i rimpatri dei migranti irregolari. Rispedire un migrante nel suo Paese di origine si scontra con problematiche legali e diplomatiche che nessuno Stato Ue ha finora saputo risolvere da solo. Servirebbe prima di tutto il consenso del Paese di origine, ma anche che tale Paese sia “sicuro” secondo l’ordinamento internazionale.
Una recente sentenza della Corte di giustizia dell’Ue ha specificato che un Paese va considerato sicuro se tale è tutto il suo territorio, e non solo una parte di esso. La sentenza ha stabilito che la Repubblica ceca non poteva rimpatriare un cittadino moldavo nel suo Paese in quanto la Moldavia fa i conti con la situazione in Transnistria, regione contesa con la Russia.
La Siria
La sentenza della Corte Ue sembra bloccare sul nascere qualsiasi accordo potenziale con la Siria, ancora alle prese con i postumi della guerra civile. L’Unhcr ha più di una volta sottolineato che il Paese non può essere considerato “sicuro” nel suo complesso: le condizioni sul terreno, inclusi i bombardamenti in corso, rendono impossibile garantire la sicurezza di chi rientra.
Eppure l’Italia sembra intenzionata a trovare un’intesa con Bashar al-Assad, il presidente siriano che l’Occidente, nel pieno della guerra, aveva definito un “macellaio” per le stragi di civili commesse dal suo esercito (sostenuto dalla Russia di Vladimir Putini). Sono passati meno di dieci anni da allora, ma adesso Bashar al-Assad sembra meno cattivo agli occhi dell’Europa.
Secondo fonti europee, l’Italia non starebbe proponendo di dichiarare la Siria come un Paese completamente sicuro, ma chiede che venga esaminata la possibilità di rimpatri volontari per chi desidera tornare. “Non parliamo di deportazioni”, è stato ribadito, ma di “rientri volontari” in aree che potrebbero essere considerate meno pericolose.
Il nuovo esodo
L’impellenza della richiesta italiana sarebbe dettata da un possibile “esodo biblico” di siriani verso l’Unione europea: fonti diplomatiche parlano di quasi 400mila sfollati provenienti da Siria e Libano che potrebbe mettersi in strada verso l’Ue. “I ciprioti sono terrorizzati e i greci a seguire”, dice una fonte Ue.