Il 19 giugno 2025 alcune testate internazionali, tra cui NHK World Japan e Censor.net, hanno rivelato un nuovo e inquietante sviluppo della cooperazione militare tra Russia e Corea del Nord. Secondo fonti diplomatiche, fino a 25.000 lavoratori nordcoreani sarebbero pronti a partire per la Repubblica del Tatarstan, dove saranno impiegati nelle linee di montaggio per la produzione di droni militari destinati alla guerra in Ucraina.
La fabbrica segreta dei droni e il patto con Pyongyang
I lavoratori coreani verranno impiegati in impianti industriali russi legati al settore della difesa, in cambio di una ricompensa ben precisa: l’accesso della Corea del Nord alle tecnologie UAV iraniane già impiegate da Mosca nel conflitto contro Kiev. In altre parole, si tratta di uno scambio tra forza lavoro e know-how militare, in totale violazione delle risoluzioni ONU ancora formalmente in vigore contro entrambi i Paesi.
Il doppio volto dell’autarchia russa
Il Cremlino, da anni intento a sbandierare la retorica dell’autosufficienza economica, mostra con questa mossa il suo crescente isolamento e la dipendenza da partner “non allineati”. L’ingresso massiccio di operai nordcoreani in una filiera tanto delicata svela le difficoltà strutturali della produzione bellica russa, che senza supporto esterno non riuscirebbe a sostenere il ritmo del conflitto in corso.
Una collaborazione che preoccupa l’Occidente
Questo nuovo asse Mosca–Pyongyang non è solo economico, ma ha profonde implicazioni strategiche. Il coinvolgimento della Corea del Nord, già nota per le sue provocazioni nucleari, nella produzione di armamenti russi potrebbe rappresentare una minaccia per la sicurezza globale. E mentre il conflitto in Ucraina continua, la rete di alleanze antioccidentali si infittisce, con implicazioni sempre più preoccupanti.
La nuova geopolitica della manodopera
La Corea del Nord, in cambio della sopravvivenza economica del proprio regime, è disposta a sacrificare migliaia di suoi cittadini per alimentare una guerra che non la riguarda direttamente. I lavoratori inviati in Russia, con ogni probabilità sotto regime di sorveglianza e senza diritti, rappresentano una moderna forma di sfruttamento internazionale, giustificata solo da interessi militari e politici.
Il fronte dei droni si allarga
Con l’arrivo dei lavoratori nordcoreani, la Russia punta a potenziare la produzione di droni, componente chiave nella guerra contro l’Ucraina. L’apporto umano proveniente da Pyongyang potrebbe garantire un’accelerazione nei tempi di assemblaggio e una maggiore disponibilità di UAV per le operazioni sul campo. Ma il prezzo di questo potenziamento è alto, e non solo in termini morali.
Mosca, Pyongyang e Teheran: il triangolo delle armi
Il trasferimento di tecnologia iraniana, la manodopera nordcoreana e la direzione strategica russa costituiscono oggi un asse militare alternativo, costruito sulla base di interessi convergenti e isolamento internazionale. Una sfida diretta all’ordine globale, e un campanello d’allarme per l’Europa e la NATO.