I casi in Cina. Negli Stati Uniti aumentati i controlli sulla produzione di latte. Si teme il salto di specie. E l’Italia si riscopre “fragile” perché non esiste un piano pandemico
Esattamente in questi giorni, 5 anni fa, gli ospedali cinesi di Wuhan cominciavano a ricoverare i primi pazienti affetti da un’infezione respiratoria anomala. Era il Covid, era l’inizio della pandemia. Adesso a fare paura è l’influenza aviaria. Cina e Stati Uniti hanno avuto un aumento dei casi, si teme il salto di specie. E l’Italia si riscopre “fragile” perché non esiste un piano pandemico.
Due bimbi con influenza aviaria
Due nuovi casi di influenza aviaria da virus A/H9N2 si sono verificati in Cina. Lo riferisce il Centro per la protezione della salute di Hong Kong nel suo aggiornamento settimanale sull’aviaria. Sappiamo che entrambi i pazienti hanno un anno; non sono note le condizioni di salute né le modalità di esposizione.
L’H9N2 è il sottotipo più comune di virus influenzale nei polli cinesi e sporadicamente si trasmette all’uomo. Negli ultimi 6 mesi erano stati riportati altri 10 casi di infezione.
Negli Usa controlli sul latte
Dalla primavera scorsa l’aviaria negli Stati Uniti si è diffusa a 720 allevamenti bovini in 15 Stati dell’unione e le persone contagiate – quasi tutti addetti alla cura degli allevamenti di bovini da latte – sono state circa 60. Un paio di casi restano pero’ di origine sconosciuta in quanto le persone colpite non avevano in qualche modo contatti con gli animali. Nelle ultime due settimane il virus H5N1 è stato scoperto in due lotti di latte venduto, non pastorizzato, dell’azienda californiana Raw Milk. I timori di una possibile diffusione incontrollata del virus e del temuto “balzo di specie” hanno fatto scattare controlli a tappeto. Il latte prodotto su tutto il territorio americano, a partire dal 16 dicembre, verrà sottoposto a test per ordine del dipartimento all’agricoltura. Diversi fattori suggeriscono che “l’influenza aviaria sta bussando alla nostra porta e potrebbe scatenare una nuova pandemia”, ha dichiarato all’AFP Meg Schaeffer, epidemiologa dell’istituto statunitense SAS.
Aviaria, si teme il “salto di specie”
Inizialmente legato ai volatili, dall’inizio del 2003 il virus H5N1 ha effettuato una serie di salti di specie, trasformandosi quindi in un problema di salute pubblica ben più preoccupante. Adesso basterebbe una sola mutazione nel virus influenzale H5N1 bovino, specificatamente il ceppo 2.3.4.4b dell’influenza aviaria altamente patogeno, dilagato a macchia d’olio nel corso del 2021 nelle mandrie di bestiame nordamericane, a generare “un salto di specie”: un fenomeno per cui alcuni recettori di tipo animale acquistano delle affinità con quelli di tipo umano. La scoperta, che suona come un alert per una possibile nuova pandemia, è di alcuni ricercatori cinesi. Lo studio farebbe infatti ritenere che anche minimi cambiamenti genetici possano potenziare la capacità del virus di adattarsi all’uomo. Per il virologo Ed Hutchinson, dell’Università di Glasgow in Scozia, il virus H5N1 è a “un passo” dal diventare “più pericoloso per noi”. Il recente sequenziamento genetico di un adolescente canadese molto malato di influenza aviaria ha dimostrato che il virus ha iniziato a evolversi per trovare il modo di legarsi più efficacemente alle cellule dell’organismo.
L’Italia non è pronta a una nuova pandemia
I timori di una nuova pandemia diventano anche un caso politico. I senatori di Italia Viva Daniela Sbrollini, vicepresidente della commissione Sanità del Senato, e Ivan Scalfarotto, capogruppo in commissione Giustizia, hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute Schillaci. “A livello internazionale desta sempre più preoccupazione l’influenza aviaria H5N1. Non si comprendono i ritardi del Ministero della salute nell’adozione del nuovo piano pandemico – dicono -. Si chiede di sapere se il ministro abbia intenzione di adottare in tempi brevi un nuovo piano pandemico per i virus respiratori coinvolgendo nella stesura i professionisti del settore; quali misure stia mettendo in atto per affrontare il rischio di diffusione dell’influenza aviaria H5N1; quali interventi – proseguono i parlamentari Iv – siano stati pianificati per migliorare la risposta rapida alle emergenze sanitarie durante gli eventi del giubileo del 2025, garantendo la sicurezza sanitaria dei pellegrini e della popolazione residente; se, vista la recrudescenza nella diffusione di zoonosi gravi, intenda adottare iniziative volte a predisporre un piano pandemico veterinario per superare le gestioni commissariali e avere modelli stabili di prevenzione, gestione e campagne vaccinali”.