Eshkol Nevo’s Diary from Israel, Episode Nineteen: “Nights in the Shelter and the New Love Born Under the Missiles”

18.06.2025 23:15
Eshkol Nevo’s Diary from Israel, Episode Nineteen: "Nights in the Shelter and the New Love Born Under the Missiles"

La Doppia Natura Umana nella Crisi: Riflessioni in Tempi di Guerra

Il concetto di impotenza appresa è una lezione appresa all’università durante gli studi di psicologia. Questo termine si è riaffacciato nella mia mente mentre ci trovavamo nel rifugio per la terza volta nella stessa notte. In un esperimento psicologico, un gruppo di animali, come topi o cani, veniva sottoposto a scosse elettriche senza alcuna correlazione tra i loro tentativi di fuga e le conseguenze subite. Questo approccio casuale portava gli animali a sviluppare apatia e depressione. Se le mie azioni non portano risultati, quale spazio rimane per la mia volontà e libertà?», riporta Attuale.

Adesso corriamo nel rifugio, quasi in modo automatico. Qui si trovano anche i vicini: in un edificio di quattro piani, con due appartamenti per piano e un totale di otto famiglie, c’è una bellissima neonata che piange incessantemente. Nei precedenti allarmi, prima dell’inizio del conflitto con l’Iran, il rifugio era riempito di risate; ora regna il silenzio e la tensione aumenta, mentre su vari siti di notizie si vedono immagini di edifici distrutti. Il nostro potrebbe essere uno di questi.

Nel rifugio ci sono poche seggiole, occupate dagli anziani, mentre i bambini e i ragazzi si sdraiano sui materassi stesi a terra, aspettando che venga comunicato che è possibile uscire. Il tempo che può trascorrere è incerto: dieci minuti o anche diverse ore. È necessario abbandonarsi all’incertezza e aggrapparsi a ciò che è certo.

Tra le certezze, c’è l’amore. La guerra agisce come un acceleratore di particelle, costringendoti a riflettere intensamente su come desideri vivere il resto della tua vita. Questo contesto ha portato me e la mia compagna a separarci e, sorprendentemente, ci ha uniti, scoprendo un amore incredibile. Abbiamo condiviso momenti di intimità mentre i bombardamenti iniziavano ad abbattersi sull’Iran, scendendo insieme nel rifugio, mano nella mano.

All’interno del rifugio, ci abbracciavamo, emozionati: era un momento cruciale nella nostra storia affettiva. La vita, in tutta la sua fragilità, ci appariva preziosa. “Muoviti”, mi ha esortato, notando il mio ritardo mentre ci preparavamo a scendere. Questo è il miracolo dell’amore in tempo di guerra, un tema raramente trattato dai media. La domanda rimane: perché adesso? Ma questo è il nostro reale vissuto e non sono solo io a viverlo. Molti altri hanno trovato l’amore tra le macerie e i missili.

Riflettendo su quanto studiato in passato, rievoco il dibattito tra i filosofi Thomas Hobbes e John Locke riguardo alla natura umana. Hobbes sosteneva che l’uomo fosse intrinsecamente malvagio, mentre Locke credeva nella sua bontà. Oggi mi rendo conto che l’essere umano è capace di entrambe le cose: può produrre atrocità ma anche atti di grande amore e creatività, come costruire castelli di sabbia.

In fondo, la scelta resta nelle nostre mani. Dopo un lungo fine settimana insieme, la donna che amo torna dai suoi figli e io mi preparo ad accogliere le mie figlie, consapevole che anche questi momenti di banalità quotidiana rappresentano una forma di certezza in un contesto devastato.

Un’altra roccaforte di certezza è che le mie figlie probabilmente saranno affamate. Dobbiamo recarci al supermercato per riempire il frigorifero prima del loro arrivo e preparare un pranzo sostanzioso. Anche quando ci dirigiamo verso il rifugio, in piena notte, passo vicino alla camera della mia maggiore, che continua a dormire profondamente nonostante i suoni delle sirene.

Nel rifugio, sono state aggiunte altre sedie e qualcuno ha portato una damiera e una tavoletta di cioccolato. La bellissima neonata continua a piangere e la sua madre, esausta, è in evidente difficoltà. Il marito, intanto, è completamente assorto nel telefono. “Posso tenerla un attimo?”, chiede mia figlia maggiore, vantando esperienza lavorativa in un asilo nido. Inizia a cullare la piccola e a cantarle una ninna nanna che le avevo insegnato, una melodia che in realtà appartiene alla mia squadra del cuore, ma con parole rielaborate. Il pianto si calma e finalmente smette. La dimostrazione che l’essere umano è capace di bene è tangibile.

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