Ormai ufficiale la nomina dell’attuale ministro per gli affari europei nella squadra di Ursula von der Leyen. Parte il totonomi per il successore, che dovrà gestire la pesante delega dell’attuazione del Pnrr
“Ha un’esperienza di lungo corso che ci potrà aiutare nelle politiche di coesione e per gli investimenti”. Con queste parole la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha motivato la scelta di affidare a Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei e Pnrr nel governo Meloni, una delle vicepresidenze e le pesanti deleghe alla Coesione e alle Riforme.
Così von der Leyen ha detto no ai veti su Fitto
Una scelta che sfida i veti incrociati di socialisti, verdi e liberali, che si erano detti contrari ad assegnare una vicepresidenza all’esponente di un governo e di un partito (Ecr) contrari al “bis” di von der Leyen. Una scelta che però conferma la volontà della stessa presidente: quella di mettere sul piatto della bilancia il peso degli Stati membri, lasciando in secondo piano i partiti e le divisioni interne nei vari Paesi. Fitto ricoprirà dunque il ruolo di vicepresidente esecutivo insieme al francese Stephane Sejourné, uomo vicinissimo al presidente Emmanuel Macron e alla socialista spagnola Teresa Ribera.
Tajani: “Un successo del governo”
A tessere la tela che ha portato alla “ricucitura” dei rapporti tra Giorgia Meloni e la presidente Ue sarebbe stato il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha spinto la prima ad allontanarsi dalle posizioni estreme di Marine Le Pen, Viktor Orban e dell’altro alleato, Matteo Salvini e ha convinto la seconda ad assegnare, per la prima volta nella storia, un ruolo di peso all’esponente di una forza politica formalmente all’opposizione.
Non è un caso che la prima reazione di giubilo sia proprio la sua: “La nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea – scrive Tajani su X – è un’ottima notizia che conferma la credibilità ed il ruolo di peso che l’Italia svolge e continuerà a svolgere in Europa! Un successo del governo. Congratulazioni Raffaele!”. Saranno sei i vicepresidenti esecutivi, quattro donne e due uomini. Oltre a Raffaele Fitto, Teresa Ribera e Stéphane Séjourné, ci saranno la finlandese Henna Virkkunen, l’estone Kaja Kallas e la romena Roxana Minzatu.
Chi erediterà le deleghe di Fitto?
E ora che ne sarà delle deleghe di Fitto nell’esecutivo? La linea di Giorgia Meloni, almeno per il momento, sembra essere quella di affidarle, fino alla fine dell’anno, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. L’idea è quella di guadagnare tempo in attesa degli sviluppi di un’altra grana, quella del possibile rinvio al giudizio della ministra del Turismo, Daniela Santanchè. La premier vorrebbe a tutti i costi evitare un rimpasto che la esporrebbe alle richieste dei pariti alleati, che potrebbero ingolosirsi da ben due caselle vuote lasciate da Fratelli d’Italia. Mantovano sarebbe comunque a termine, perché su di lui già gravano deleghe pesanti come i Servizi Segreti e alla cybersicurezza, impegni che rendono quasi impossibile gestire un dossier gigantesco come l’attuazione del Pnrr. Ad ereditare la casella lasciata libera da Fitto, a stretto giro, potrebbe essere l’attuale sottosegretario all’attuazione del Programma, Giovanbattista Fazzolari, non certo una prima scelta ma figura che gode della fiducia della premier.