Macron avrebbe intenzione di nominare un primo ministro entro 24 ore, e la scelta potrebbe cadere su un governo tecnico non espresso dai partiti. Lo scenario e i nomi dei possibili candidati
L’ormai ex premier francese Michel Barnier è atteso all’Eliseo oggi, 5 dicembre, per presentare le dimissioni dopo che il suo governo è stato rovesciato da un voto di sfiducia appena tre mesi dopo l’insediamento, divenendo il più breve della Quinta Repubblica. In Francia non succedeva dal 1962. La mozione, passata con 331 voti a favore – e ne sarebbero bastati anche solo 289 – è stata presentata dalla colazione di sinistra Nuovo fronte popolare, con il sostegno decisivo del Rassemblement National di Marine Le Pen.
In poche ore la Francia è così precipitata in una situazione di stallo politico difficile da risolvere: Macron non può infatti sciogliere l’Assemblea nazionale prima della metà del 2025, dopo le elezioni che si sono tenute la scorsa estate. Il capo dello Stato, rientrato in fretta dall’Arabia Saudita, parlerà alla nazione stasera alle 20.
Davanti a lui sono due gli scenari possibili, sottolineano i media francesi: la nomina di un nuovo premier già nelle prossime ore, per arginare le pressioni della sinistra che chiede le dimissioni dello stesso Macron, oppure l’attesa di un nuovo governo espresso dai partiti. Si rincorrono intanto le speculazioni sul nome di un possibile successore e la composizione del prossimo esecutivo.
La sfiducia
Il Rassemblement National e il Nuovo fronte popolare, sui dui fronti opposti dello spettro politico, hanno spiegato di ritenere inaccettabile il controverso bilancio presentato negli scorsi giorni da Barnier, che non avendo superato il voto parlamentare avrebbe cercato di scavalcarlo invocando l’articolo 49.3 della Costituzione francese, che con la sola delibera del Consiglio dei ministri permette al primo ministro di impegnare la responsabilità del governo sul voto di un progetto di legge finanziaria. Un atto di forza che è costato la fiducia a un governo già fragile.
“Posso dirvi che per me sarà un onore aver servito la Francia e i francesi con dignità”, ha detto Barnier nel suo ultimo discorso prima del voto. “Questa mozione di sfiducia renderà tutto più serio e più difficile. Di questo sono sicuro”.
Entrambi i leader, Le Pen e Jean-Luc Melenchon, fondatore del partito della sinistra radicale France Insoumise, hanno attaccato duramente il governo di Barnier che fino a quel momento avevano faticosamente sostenuto. Le critiche si sono soffermate in particolare sulla legge di bilancio, “che penalizza, come sempre, i francesi giudicati troppo ricchi per essere aiutati, ma non abbastanza poveri per sfuggire alla persecuzione fiscale”, ha detto Le Pen.
La caduta del governo “non è una vittoria”, ma è stata fatta “la scelta di proteggere i francesi”, ha aggiunto più tardi la leader di Rn, assicurando che “lascerà lavorare” il prossimo primo ministro a una finanziaria “accettabile per tutti”. “L’immenso amore che ho per la Francia mi ha sempre reso tutto facile, anche se costretta a unire i miei voti con quelli de La France Insoumise”. Da parte sua, il leader della sinistra ha messo in chiaro che “anche con un Barnier ogni 3 mesi, Macron non durerà 3 anni”. Un risultato “inevitabile” quello risultato dal voto di sfiducia, ha scritto su X Melenchon.
Le opzioni di Macron e i possibili successori di Barnier
Secondo un ex ministro che lo ha accompagnato in Arabia Saudita, Macron avrebbe intenzione di nominare un primo ministro entro 24 ore. Una tempistica serrata dettata dalle urgenze del calendario: il bilancio dello Stato, prima di tutto, che dovrà essere adottato nelle prossime settimane, e il bilancio previdenziale, restato sul tavolo con la caduta di Barnier. Una delle opzioni di Macron per non attendere che il Parlamento – la cui composizione rimarrà invariata – trovi un accordo su un nuovo governo, è quella di nominare un tecnico non espresso dai partiti.
In alternativa il capo dell’Eliseo potrebbe affidarsi dell’articolo 47 della Costituzione, che consente di varare il bilancio previdenziale mediante ordinanza presidenziale. O, ancora, potrebbe chiedere l’attivazione di una legge speciale che chieda con urgenza al parlamento di gestire le voci del bilancio. I costituzionalisti sono divisi su tali possibilità, mentre i media d’Oltralpe si concentrano sui nomi dei possibili candidati premier.
Tra loro spicca il nome del ministro della Difesa, Sebastien Lecornu, e di quello dell’Interno, Bruno Retailleau, apprezzato dalla destra per la linea molto dura sull’immigrazione e decisamente contestato a sinistra. Circola poi il nome di Francois Bayrou, storico alleato di Macron e leader del paritto di centro Modem (Movimento Democratico). Nella lista dei papabili figurano anche l’ex socialista Bernard Cazeneuve, il repubblicano Francois Baroin e Francois de Galhau, un profilo tecnico.