Garlasco, Dna maschile e i due profili estrapolati dal tampone orale: test da ripetere

12.07.2025 23:35
Garlasco, Dna maschile e i due profili estrapolati dal tampone orale: test da ripetere

Garlasco (Pavia), 12 luglio 2025 – Sono tutti d’accordo solo sul fatto che si tratti di risultati parziali che il perito deve ancora approfondire. Nel frattempo, ciascuno trae conclusioni, anche contrapposte, a sostegno della “verità già accertata” o viceversa per “riscrivere la storia”. Continua il confronto a distanza, che sembra più uno scontro, tra i consulenti e i legali delle parti coinvolte nell’incidente probatorio riguardo le analisi genetiche disposte dalla Gip Daniela Garlaschelli, su richiesta della Procura di Pavia, per la riapertura dell’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, riporta Attuale.

Il rebus dell’attribuzione

I risultati, in particolare delle analisi sul tampone orale prelevato dalla vittima durante l’autopsia, hanno fornito – in attesa della ripetizione degli stessi esami, già prevista – due esiti positivi comunicati venerdì alle parti: due profili di Dna maschile, uno chiarito subito come conseguenza di contaminazione poiché attribuibile a un assistente del medico legale, mentre l’altro rimane ancora sconosciuto.

“È anche quella un’altra traccia da inquinamento”, afferma uno dei consulenti della famiglia Poggi, Marzio Capra. “Non appartiene alle persone con cui si possono attualmente confrontare”, sostiene invece Ugo Ricci, consulente della difesa di Alberto Stasi, condannato a 16 anni e attualmente in semilibertà, autorizzato dal Giudice per le indagini preliminari a essere presente all’incidente probatorio “in qualità di persona interessata all’assunzione della prova”.

Il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, e il generale Luciano Garofano.

Massima cautela dei legali

Non è il Dna né di Stasi né dell’indagato Andrea Sempio e, se non fosse una traccia di contaminazione, rappresenterebbe la prova della presenza di un’altra persona sulla scena del crimine, attualmente ignota. “Io non ho inquinato perché il Dna non è mio – aggiunge Capra – ma non ho notizie che siano stati effettuati tutti i confronti necessari con chi potrebbe essere entrato in contatto con il corpo della vittima o con i campioni prelevati, inclusi i consulenti di Stasi dell’epoca.”

Anche per la difesa di Sempio, questi ultimi risultati “spostano soltanto l’equilibrio della possibilità di inquinamento delle prove che ci fu durante la prima indagine”, commenta l’avvocato Massimo Lovati, assistendo l’indagato insieme alla collega Angela Taccia – “per il resto non abbiamo elementi concreti per poter dire altro”.

“Pura fantascienza”

Tuttavia, il Dna maschile sconosciuto nel tampone orale della vittima è già stato interpretato come una traccia lasciata dall’aggressore, dall’assassino o da un complice, a tappare la bocca della vittima. “Fantascienza”, è il commento secco di Marzio Capra. “Un’ipotesi che potrebbe sembrare fantasiosa,” osserva invece il consulente della difesa di Stasi, “tuttavia è necessaria cautela. Si tratta di un profilo nuovo, attualmente non attribuito, interessante soprattutto per la sua posizione. La questione è ancora al vaglio del perito, che ha fatto sapere che deve effettuare approfondimenti, i cui esiti attendiamo a breve. Quando emergono risultati parziali, le conclusioni di ciascuno tendono inevitabilmente a confermare le proprie posizioni. In questa fase, dovremmo lasciare che i periti lavorino e attendere le loro conclusioni”, ripete Ricci, evidenziando la necessità di prudenza. Si tratta comunque di un profilo complesso, parziale e misto, non tra i più semplici da analizzare.

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