Garlasco, la scrittura di Giuseppe Sempio svela ansie e criticità del sistema giudiziario

12.10.2025 09:35
Garlasco, la scrittura di Giuseppe Sempio svela ansie e criticità del sistema giudiziario

Pavia, un’analisi del sistema giudiziario italiano

Pavia, 12 ottobre 2025 – L’asse Pavia–Brescia non è un romanzo noir: è l’autopsia del sistema giudiziario. Quando la giustizia inizia a indagare su se stessa, si corre il rischio di colpire anche innocenti nel tentativo di purificarsi. Su questo asse ruotano tre inchieste che coinvolgono lo stesso nome: Garlasco. Un luogo che in Italia evoca sangue, menzogne e processi infiniti. Questa volta, però, non si indaga solo sull’omicidio di Chiara Poggi, ma sul sistema stesso: presunti intrecci di favori, auto di lusso, archiviazioni sospette. Nel mirino magistrati, politici e agenti di polizia giudiziaria. È necessaria cautela, poiché l’obiettivo di smontare meccanismi malati non deve travolgere chi è estraneo a tali dinamiche, riporta Attuale.

In questa nebbia di documenti e sospetti emerge un reperto apparentemente marginale ma cruciale: un pizzino sequestrato presso la casa di Andrea Sempio, scritto dal padre, Giuseppe. Poche righe, ma un terremoto linguistico caratterizzano il messaggio: “Se il gip archivia l’indagine dovrebbe mettere il nome del soggetto sull’archiviazione, così non può essere indagato per lo stesso motivo. Il Dna”. Gli investigatori lo interpretano come una potenziale garanzia di blindatura. La psicolinguistica, che analizza il modo in cui una persona scrive, racconta una storia diversa. È la scrittura di chi cerca di mettere ordine nel caos utilizzando l’unico strumento rimasto: le parole. Gli errori, come “indaggine”, non sono distrazioni, ma sintomi di ansia cognitiva, di un cervello che viaggia più veloce della grammatica. È il linguaggio della sopravvivenza, destinato a razionalizzare l’incubo giudiziario, contraddittorio e ossessivo. Tuttavia, nel tritacarne mediatico, anche un foglietto diventa un potenziale indizio.

Le analisi della Gdf rivelano altro: i prelievi dei Sempio risultano collegabili agli avvocati della difesa. Un dato freddo e lineare. Tuttavia, nel mondo dell’informazione, la linearità non genera notizia. Si crea così un cortocircuito perfetto: la giustizia cerca verità, mentre il sistema mediatico cerca audience. E in questa dinamica si trovano coinvolte persone le cui vite vengono devastate dall’accanimento.

Chi opera con scienza e coscienza sa che il linguaggio ha un peso. Il pizzino dei Sempio non rappresenta un segreto da decifrare, ma la radiografia di una famiglia sotto processo, anche in assenza di un vero processo. La verità giudiziaria si costruisce su prove solide. Quella umana, invece, si svela nei lapsus, nei silenzi e in un foglietto scritto con una mano tremante. E questo documento, più di qualsiasi conto corrente, testimonia il prezzo psicologico di una giustizia che a volte non distingue più chi cerca la verità da chi la subisce.

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