Gaza, incertezze sulla fase 2: quali paesi formeranno la forza di pace e disarmare Hamas?

22.10.2025 17:15
Gaza, incertezze sulla fase 2: quali paesi formeranno la forza di pace e disarmare Hamas?

I mediatori trattano per la «fase 2» del piano di pace di Trump, ma c’è confusione sugli obiettivi. Ed è difficile persino dire quali Paesi comporranno la task force che dovrà «stabilizzare» la Striscia (in particolare, per i rapporti aspri tra Israele e la Turchia)

I mediatori sono attualmente impegnati nella fase 2, contatti essenziali per la formazione della Forza di stabilizzazione internazionale da schierare a Gaza. Tuttavia, il percorso si presenta ricco di insidie, riporta Attuale.

Il comando

Il Centcom Usa ha annunciato la creazione di un Centro di coordinamento nella zona industriale di Kiryat Gat. I compiti includono assistenza ai partner coinvolti nella missione, monitoraggio del cessate il fuoco, supporto alle future istituzioni e facilitazione del flusso di aiuti umanitari. Il team è composto da 200 militari statunitensi che non entreranno nella Striscia, come confermato dal vicepresidente Vance, in visita in Israele per prevenire un’altra offensiva di Netanyahu a seguito di violazioni da parte di Hamas. Sono in corso anche pressioni sui dirigenti palestinesi per consolidare un accordo fragile.

I timori

Il New York Times ha evidenziato le difficoltà nella composizione della task force, delineando cinque punti.

1) C’è ancora confusione sugli obiettivi. Il documento del Centcom e il piano Trump non hanno fornito indicazioni chiare. È necessario richiedere maggiore chiarezza e attenzione ai dettagli in quanto operano in un ambiente rischioso. Gli operatori ONU hanno già neutralizzato oltre 500 ordigni negli ultimi giorni.

2) Nessuno intende combattere Hamas nel “lavoro sporco” per Israele. Ha colto di sorpresa l’affermazione del presidente Usa che ha indicato la disponibilità di “alleati mediorientali” a intervenire contro i guerriglieri se dovessero continuare a “comportarsi male”.

3) I potenziali partecipanti alla missione considerano rischioso entrare nelle aree abitate, in quanto vi sono tunnel scavati dai mujaheddin e altri pericoli nascosti.

4) Anche l’Autorità palestinese, identificata come possibile protagonista, ha mostrato riserve. Sono in corso le attività di addestramento di migliaia di agenti da parte di forze egiziane e giordane, con stime tra i 5 e i 10 mila uomini.

5) La questione del disarmo rappresenta un notevole ostacolo. Hamas ha promesso di sospendere le esecuzioni pubbliche dei nemici ma non si impegna sulla consegna del proprio arsenale. Gli Usa hanno chiarito che questo tema rimane non negoziabile.

I partecipanti

Gli Stati Uniti hanno sondato diversi governi sulla loro disponibilità a unirsi all’iniziativa. I nomi ricorrenti includono Egitto, Qatar, Giordania, Azerbaigian, Indonesia ed Emirati. Nella lista è presente anche la Turchia, che gioca un doppio ruolo poiché ha partecipato ai negoziati ed è anche sponsor di Hamas. Questa situazione crea resistenze da parte dello Stato israeliano per diverse ragioni, tra cui la presenza di soldati turchi al confine sud, le relazioni tese tra i due Paesi e la rivalità regionale.

La posizione di Trump, però, è stata di elogio nei confronti di Erdogan per il suo impegno diplomatico. Anche Vance ha espresso apprezzamenti, ma ha sottolineato che i partecipanti alla Forza di stabilizzazione devono avere il consenso di Israele. Durante l’intervento, erano presenti le bandiere di Gran Bretagna, Canada, Germania, Danimarca e Giordania, a testimonianza di chi ha già inviato unità al Centro di comando di Kiryat Gat. Londra ha già inviato un team ridotto, guidato da un alto ufficiale, probabile avanguardia di una forza futura.

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