Gaza, la maratona tra Trump e Netanyahu

08.07.2025 23:45
Gaza, la maratona tra Trump e Netanyahu

GERUSALEMME – Le relazioni tra Netanyahu e Trump non sono sempre idilliache. Pur essendo alleati contro l’Iran, ci sono divergenze significative. Mentre gli americani tendono a privilegiare la diplomazia, Israele è determinato a mantenere aperta la possibilità di azioni militari, persino il ripristino dei bombardamenti a breve termine. Trump, dal canto suo, sta premendo per un cessate il fuoco immediato con Hamas, fissando un obiettivo di 60 giorni per ottenere la liberazione di 10 ostaggi e il ritorno dei corpi di 18 morti tra i 50 ancora detenuti dall’organizzazione islamista. Netanyahu, però, è contrario e sostiene l’iniziativa del suo ministro della Difesa, Israel Katz, di concentrare la popolazione di Gaza in quella che viene definita «la città umanitaria» situata tra le rovine di Gaza sud, riporta Attuale.

Il dialogo prosegue. Dopo i colloqui faccia a faccia avvenuti alla Casa Bianca lunedì sera, i due leader hanno concordato di incontrarsi nuovamente. Nel frattempo, l’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, era in procinto di recarsi in Qatar per negoziare con gli emissari di Hamas, cercando di affrontare quelle che lui stesso definisce «le ultime difficoltà». Ha espresso ottimismo, affermando: «Avevamo quattro questioni aperte e ora ne rimane solo una. Spero di annunciare 60 giorni di tregua entro la fine della settimana». Tuttavia, il suo compito non sarà semplice dato che dovrà confrontarsi con i rappresentanti di Qatar ed Egitto, mediatori per Hamas. Secondo il quotidiano Haaretz, la questione cruciale degli aiuti umanitari sarà affidata all’Onu e alle ONG, poiché Hamas pretende che questi aiuti non siano gestiti dalla controversa Gaza Humanitarian Foundation, sotto il controllo di Israele e privati americani.

Un nodo irrisolto è quello della conclusione della guerra. Hamas richiede che gli Stati Uniti si facciano garanti per evitare che i bombardamenti israeliani riprendano dopo i due mesi di tregua. Negli ultimi giorni, è emerso un nuovo problema: Israele intende mantenere il controllo di una zona nel sud di Gaza, vicino a Rafah, per concentrare oltre due milioni di palestinesi. Questo approccio non è una novità; sin dall’inizio della campagna militare a ottobre 2023, le forze israeliane hanno tentato di spostare la popolazione attraverso minacce e attacchi per separarla dai militanti di Hamas. Il primo spostamento forzato potrebbe riguardare circa 600.000 persone attualmente concentrate nella zona di al-Mawasi, tutte sotto stretta sorveglianza. Si prevede che la nuova «città di tende» sorgerà durante il prossimo cessate il fuoco.

Alla vigilia del nuovo incontro con Trump, Netanyahu ha adottato un atteggiamento cauto. «Spero di poter giungere a un accordo su Gaza. Dobbiamo essere pronti anche alla guerra per imporre le nostre condizioni. È meglio non parlarne troppo», ha affermato ai media israeliani. Secondo lui, Hamas deve essere eliminata. «Non ci saranno mai più stupri, né invasioni o bombardamenti da Gaza», ha aggiunto, mentre Israele ha pubblicato un nuovo documento che accusa Hamas di utilizzare «stupri e violenze sessuali come politica sistematica del terrore».

La guerra continua a infuriare. Negli ultimi 24 ore, almeno 87 palestinesi sono stati uccisi dai raid israeliani, con il numero maggiore di vittime registrato nel sud. Fonti locali e internazionali continuano a segnalare attacchi indiscriminati contro ospedali e strutture di assistenza. Diverse bombe avrebbero colpito il campo di al-Mawasi, previsto per l’evacuazione secondo i piani israeliani. Tuttavia, Hamas continua a resistere; negli ultimi 48 ore, almeno 5 soldati israeliani hanno perso la vita e 14 sono rimasti feriti. Il ministero della Difesa di Tel Aviv ha dichiarato che 888 soldati hanno perso la vita dal 7 ottobre 2023, con quasi una quarantina deceduti dopo la rottura della tregua decisa da Netanyahu a marzo.

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