Cosa prevede nel dettaglio la proposta allo studio per la prossima manovra, caldeggiata dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini
Tempo al tempo: come ricordato nei giorni scorsi dalla premier Giorgia Meloni, la manovra 2025 è ancora tutta da scrivere. Nelle ultime ore, però, tra le proposte che potrebbero vedere la luce nella prossima legge di bilancio spunta una sorta di piano casa dedicato ai giovani lavoratori neoassunti. Vediamo di cosa si tratta e quello che sappiamo finora, nel dettaglio.
Obiettivo di questa proposta, caldeggiata dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini, è di destinare alloggi con affitti calmierati a chi trova un impiego ma è nella condizione di non poter offrire le garanzie necessarie. In secondo luogo, il piano punta a rendere le imprese “più attrattive”, capaci di chiamare a sé talenti professionali da province di tutta Italia così come dall’estero. Non è tuttavia chiaro, al momento, se la misura riguarderebbe solo le imprese attive nell’industria o anche in altri settori economici, come agricoltura e servizi.
Gli affitti agevolati per i giovani lavoratori neoassunti
Sta di fatto che, come affermato nei giorni scorsi da Orsini, ospite a una kermesse in Salento, Confindustria ha avviato un dialogo sul progetto casa con i ministeri dell’Economia, delle Imprese ma anche con attori finanziari come banche, assicurazioni, fondi immobiliari e Cassa depositi e prestiti (Cdp). “Servono alloggi con un costo sostenibile non solo per chi arriva dall’estero ma anche per chi si trasferisce da una città all’altra”, ha detto il numero uno di Confindustria, aggiungendo che l’interlocuzione è aperta, oltre che con il governo, anche con la segretaria del Partito democratico Elly Schlein.
Il cuore della proposta su cui ragiona il leader degli industriali ruota intorno alla possibilità di prevedere, in via temporanea, per i lavoratori di primo impiego, affitti calmierati con una soglia del canone “non superiore ai 500 euro al mese, pari a circa il 25% del salario”. Emanuele Orsini ha ammesso che per “mettere a terra un piano edilizio per nuovi alloggi servirebbero due o tre anni”. Per questo motivo, secondo il capo di Confindustria, il progetto casa dovrebbe partire “da piani di rigenerazione urbana, come si sta pensando di fare in alcune aree della città di Parma”.
Secondo Andrea Marangione, vicepresidente dei giovani imprenditori di Confindustria, “in un momento in cui tutti i settori stanno avendo difficoltà a trovare persone qualificate, quello della casa è un tema su cui lavorare urgentemente per implementare la mobilità, l’attrazione di figure specializzate dall’estero e facilitare l’accesso dei ragazzi al mondo delle imprese. Per spostarsi i ragazzi lasciano situazioni consolidate nei loro paesi e avere alloggi sicuri ed economici renderebbe il mercato del lavoro più flessibile”.
La posizione del governo Meloni
Ma qual è la posizione del governo su questo tema? In occasione del Meeting di Rimini, il ministro delle Imprese Adolfo Urso aveva confermato l’interlocuzione sul tema tra governo e Confindustria. “Serve un piano strutturale che consenta alle imprese, come accadeva in passato, di realizzare gli alloggi che servono per i propri lavoratori, utilizzando le aree demaniali e anche con l’intervento di fondi”, è la posizione del titolare del Mimit. Urso ha aggiunto che in 23 province è in corso una mappatura delle professionalità necessarie con l’obiettivo di incrociare domanda e offerta di alloggi destinati a lavoratori disponibili al trasferimento. Nei giorni scorsi anche il ministero dell’Economia ha confermato che il dialogo con gli industriali “è aperto”.
E i finanziamenti?
Per non gravare sulla produzione, ragiona Confindustria, la linea di credito sugli affitti ai neoassunti non dovrebbe ricadere solo sulle imprese, ma è necessario “il coinvolgimento di altri attori finanziari”. In tal senso un’ipotesi allo studio guarda al ruolo di “Cdp real asset” che dagli investimenti in studentati, social e senior housing potrebbe estendersi anche agli alloggi per i lavoratori di primo impiego. Una volta messo a punto il meccanismo finanziario, il piano casa punterebbe poi sullo sviluppo immobiliare di alloggi destinati ai giovani lavoratori. In quest’ottica lo Stato, con l’ausilio del demanio, metterebbe a disposizione delle imprese luoghi dove realizzare abitazioni per i propri dipendenti.