Guerra dei 12 Giorni: Tregua e nuove prospettive di libertà

26.06.2025 15:16
Guerra dei 12 Giorni: Tregua e nuove prospettive di libertà

Crisi Mediorientale: L’Influenza della “Guerra dei 12 Giorni”

WASHINGTON – A margine del summit della NATO a L’Aja, la tensione tra Iran e Israele continua a dominare le discussioni diplomatiche a livello globale. La “Guerra dei 12 giorni”, che è scoppiata rapidamente e si è conclusa con una fragile tregua, lascia dietro di sé una situazione geopolitica complessa e una corsa verso la stabilità, riporta Attuale.

Il presidente americano Donald Trump ha riaffermato la propria strategia rigida nei confronti del programma nucleare iraniano, dichiarando durante il vertice NATO: “Abbiamo completamente neutralizzato le capacità nucleari dell’Iran. È tempo che la Repubblica Islamica ascolti il suo popolo”. In concomitanza, ha annunciato l’intenzione di avviare nuovi colloqui diretti con Teheran, suggerendo così una potenziale apertura diplomatica basata sulla fermezza.

Il cessate-il-fuoco, mediato da Washington, sembra attualmente mantenersi, ma i commentatori internazionali avvertono: “Questa è una tregua, non una pace”.

Roma ha adottato un approccio cauto e sobrio. In una dichiarazione rilasciata dalla Farnesina, il ministro degli Esteri ha manifestato “preoccupazione per la situazione umanitaria e strategica nella regione”, sottolineando il pieno supporto all’Alleanza Atlantica ma anche un richiamo alla legalità internazionale. L’Italia sta cercando di mediare tra la posizione aggressiva degli Stati Uniti e l’approccio multilaterale dell’Europa. L’obiettivo dichiarato è riportare Teheran all’accordo sul nucleare del 2015, abbandonato unilatermente dagli USA nel 2018. Secondo l’Italia, “il disarmo non si impone con le bombe, ma si costruisce con la diplomazia”.

Tra le voci più significative emerse recentemente c’è quella di John Quemars Naimi, presidente e fondatore della Cyrus Force, un’organizzazione politica e umanitaria nata nel 1998 per sostenere i diritti umani e promuovere la riforma costituzionale in Iran.

Naimi ha avuto la possibilità di incontrare personalità come Reza Pahlavi e Queen Farah, così come generali americani e diplomatici francesi, nel tentativo di creare una rete di supporto internazionale: “Abbiamo fondato Cyrus Force per aiutare gli iraniani a liberarsi dal regime degli ayatollah. Ora siamo pronti a ricostruire l’Iran con le nostre stesse forze, con scienziati, ingegneri e giovani istruiti pronti a tornare nel loro Paese. Riporteremo l’Iran nel cuore della sua gente, verso elezioni libere e un governo in grado di collaborare con l’Occidente e i vicini, dopo 46 anni di isolamento”, afferma.

Il progetto della Cyrus Force è ambizioso: “Promuovere la transizione democratica in Iran attraverso la creazione di un governo provvisorio formato da esperti iraniani in esilio, ripristinare l’economia in sei mesi e garantire un sistema elettorale trasparente”. La mobilitazione di Naimi per costruire questa rete di sostegno internazionale è evidenziata dalle sue interazioni con diverse figure influenti.

La situazione rimane, per ora, sotto controllo, anche se i segnali sono misti. Gli Stati Uniti, pur essendo disposti a negoziare, mantengono una vigilanza militare. Europa e Cina richiedono un ritorno al dialogo multilaterale, mentre gruppi di opposizione come Cyrus Force offrono una valida alternativa politica che potrebbe emergere come cruciale nel caso in cui il regime iraniano perdesse ulteriormente legittimità.

La “Guerra dei 12 giorni” ha trasformato il linguaggio utilizzato per descrivere la crisi iraniana. Non è più solo una questione di conflitti nucleari, ma si tratta di un dibattito sul futuro della democrazia nella regione. La diplomazia è chiamata a fornire risposte: Washington e Teheran si monitorano reciprocamente, mentre l’Europa cerca di svolgere un ruolo mediativo. Voci nuove come quella di John Quemars Naimi contribuiscono a rompere il silenzio dell’esilio.

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